19 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Processo conforme alle «leggi internazionali»

Occidente condanna processo, Teheran: Reazione «illegale»

Sul banco degli imputati la giovane francese Clotilde Reiss

TEHERAN - Il ministero degli Esteri dell'Iran protesta contro gli «interventi» stranieri negli affari interni del paese affermando che il processo contro i manifestanti arrestati dopo le presidenziali di giugno si svolge in maniera conforme alle «leggi internazionali». Secondo il portavoce del ministero Hassan Ghashghavi, citato dall'agenzia ufficiale Irna, la reazione dei paesi occidentali al processo è «illegale e sorprendente».

«Resisteremo con fermezza ad ogni intervento» ha aggiunto il portavoce. «La loro presa di posizione non ha nulla a che vedere con le loro responsabilità legali e rappresenta una sorta di capitolazione».

Si è aperto il primo agosto il processo a un centinaio di persone, imputate di attività sovversiva per il loro ruolo nella manifestazioni scoppiate dopo la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad, il 12 giugno. Fra gli imputati comparsi ieri in aula anche la giovane francese Clotilde Reiss, lettrice all'università di Isfahan; un impiegato dell'ambasciata britannica, Hossein Rassam, e una dell'ambasciata di Francia, Nazak Afshar. Il regime sostiene che le manifestazioni sono state orchestrate dall'estero.

Ieri il ministro degli affari esteri francese, Bernard Kouchner, ha usato parole aspre richiedendo la liberazione immediata della giovane francese, arrestata il primo luglio, perché «non è colpevole di nulla», e la presidenza svedese dell'Ue si è scagliata contro il processo a queste tre persone chiedendo che siano «liberate rapidamente». Per il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, si tratta di «un processo-spettacolo, un segno di debolezza che dimostra come il potere in Iran abbia paura del suo stesso popolo».

Clotilde Reiss da parte sua ha ammesso di aver partecipato a delle manifestazioni il 15 e 17 giugno a Isfahan, e di aver scattato foto e girato delle immagini. Su questa 'confessione' si appoggia il portavoce del ministero degli Esteri: «Questa francese è venuta a insegnare il francese all'università di Isfahan. Poi ha partecipato a delle manifestazioni a Teheran, ha scattato foto e fatto delle riprese. Questo non ha nulla a che vedere con l'insegnamento del francese. Voleva insegnare il francese ai manifestanti?» ha detto Hassan Ghashghavi nel corso di un punto stampa. «Poi ha mandato un migliaio di email e di foto. Che vuol dire?».

Inoltre secondo Ghashghavi «il processo dimostra che questa persona e le altre due (gli impiegati delle ambasciate) sono giudicati conformemente alle leggi internazionli. L'imputata ha un avvocato e il processo è perfettamente legale».