4 maggio 2024
Aggiornato 13:00
I cambiamenti climatici globali porranno sfide strategiche molto gravi

Pentagono: «war games contro il clima, il nemico del futuro»

Dalle aree a rischio climatico le vere minacce a sicurezza

WASHINGTON - War games, ma non più contro gli alieni, i russi o i nordcoreani. La vera minaccia del futuro, quella contro la quale armarsi davvero, è costituita dai cambiamenti climatici. Oggi ne ha preso atto anche il Pentagono.

Nei prossimi decenni - scrive il New York Times in apertura dell'edizione di oggi - i cambiamenti climatici globali porranno sfide strategiche molto gravi agli Stati Uniti, alimentando la prospettiva di un intervento militare per far fronte alla violenza degli uragani, alla siccità, alle migrazioni di massa e alle pandemie, avvertono gli esperti del Pentagono, la Difesa americana.

Queste crisi di origine ambientale potrebbero far crollare governi, alimentare movimenti terroristici e destabilizzare intere regioni, in particolare nell'Africa sub-sahariana, nel Medio oriente e nel sud est asiatico, Simulazioni recenti dell'intelligence hanno concluso che nel giro di 20-30 anni, queste regioni dovranno combattere contro carenza di cibo, acqua e alluvioni catastrofiche derivanti dai cambiamenti climatici e dall'innalzamento delle temperature. E la risposta non potrà essere solo di carattere umanitario, ma necessariamente anche militare.

Un'esercitazione «virtuale» ha preso in ipotesi un uragano seguito da inondazioni nel Bangladesh: centinaia di migliaia di sfollati si riverserebbero sulla vicina India, innescando conflitti religiosi, diffondendo malattie contagiose, mettendo a dura prova le già deboli infrastrutture. «Diventerebbe tutto molto grave e molto in fretta», spiega Amanda Dory, vice segretario della Difesa per le strategie, che lavora in un gruppo incaricato dal Pentagono di inserire i cambiamenti climatici nella pianificazione sulla sicurezza nazionale.

Le variazioni climatiche hanno anche conseguenze concrete sulle infrastrutture militari degli Stati Uniti, poiché molte installazioni si trovano in zone vulnerabili da un punto di vista climatico, come in Florida o nell'Oceano indiano (che serve da base per tutto il Medio oriente). Per non parlare dell'oceano artico, naturale barriera di ghiaccio con la Russia, che ormai non esiste più. A febbraio il Pentagono inserirà una sezione «clima» nella Quadriennal Defense Review (il piano quadriennale per le strategie di difesa).