26 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Disordini Xinjiang

Tensione a Urumqi per moschee chiuse nel giorno di preghiera

Nella capitale affluenza più massiccia del solito

PECHINO - Poche e piccole moschee sono state aperte oggi a Urumqi, la capitale dello Xinjiang, nel giorno di preghiera del venerdì. Una nota del governo locale aveva annunciato la chiusura degli edifici religiosi per mantenere la stabilità nella città dove domenica scorsa gli scontri inter-etnici hanno fatto più di 150 morti, ma ad alcuni è stato dato il via libera per evitare un ulteriore inasprimento delle tensioni. Nella città di 2,3 milioni di abitanti, dove il 74% della popolazione è rappresentato da han, vivono 254 mila uiguri di fede musulmana.

Davanti alla Moschea Bianca nel quartiere musulmano di Erdaoqiao ci sarebbero state, però, delle proteste e la polizia avrebbe portato via una decina di persone, secondo la gente sul posto. Un testimone, raggiunto al telefono da Apcom, ha raccontato che alla fine della preghiera pomeridiana, intorno alle 17 orario di Pechino, una donna è arrivata davanti alla moschea piangendo per la morte del marito e causando un raggruppamento di folla. La polizia, accorsa per disperdere la folla, avrebbe trattenuto e portato via una decina di uiguri.

A Pechino la preghiera di oggi venerdì, giorno sacro per i musulmani, è stata frequentata da un numero di persone superiore al solito, secondo i frequentatori abitudinari della moschea di Niu Jie. «Tra l'una e le due gli uomini sono arrivati più numerosi, un po' perché oggi è giorno sacro e un po' per pregare per ciò che succede a Urumqi» spiega un anziano fedele. Una donna hui che offre servizio volontario nella moschea ha detto che «i musulmani di Pechino non appoggiano questo genere di attività, ma sotto la guida del Partito e del governo non temiamo nulla», allo stesso tempo sconsigliando di rendersi nello Xinjiang nelle prossime settimane perché troppo pericoloso.

Intanto a Urumqi la vita torna lentamente alla normalità - I negozi hanno riaperto i battenti ieri dopo i tre giorni di sospensione delle attività decretati dalle autorità locali. Oggi molti di più sono tornati in servizio, anche nei quartieri musulmani dove ieri l'avviso non era ancora arrivato. Nelle strade si rafforza, pero, la presenza di slogan che invitano alla calma e alla ripresa di una vita normale e facilitare il lavoro della polizia. Striscioni rossi iniziano ad essere appesi agli angoli delle vie, sui muri avvisi e persino calligrafie che incitano alla pace.