24 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Medio Oriente | Iran

Rafsanjani non si presenterà alla preghiera del venerdi

Lo riferiscono a tv arabiya fonti vicine all'ayatollah

TEHERAN - Oggi, niente preghiera del venerdì per il grande ayatollah iraniano, Hashimi Rafsanjani. Lo scrive stamane il sito web della tv satellitare al Arabiya che cita fonti dell'entourage dell'ex presidente iraniano. Nelle ultime due settimane, Rafsanjani, ha disertato la solenne e importante cerimonia che si svolge ogni settimana all'Università di Teheran.

Secondo le fonti dell'emittente saudita, «Rafasnjani che solitamente si alternava con altri grandi ayatollah di Teheran, alla guida della preghiera del venerdì, non sarà presente neanche oggi come imam e il gesto potrebbe preludere alle sue dimissioni» dalla carica di imam.

L'assenza del grande ayatollah Rafsanjani negli ultimi due venerdì è stata oggetto di molte illazioni circa la solidità dei suoi rapporti con la guida suprema della Rivoluzione. Nei due venerdì successivi alla contestata vittoria di Mahmoud Ahmadinejad nelle presidenziali del 12 giugno scorso, Rafsanjani, che si è schierato con la protesta riformista, non ha partecipato alla tradizionale preghiera collettiva che si svolge per il giorno sacro islamico. In particolare, ha fatto molto rumore, la sua assenza nel sermone del venerdi successivo al voto, officiato dalla guida suprema, Ali Khamenei che aveva «eccezionalmente» sostituito lo stesso Rafsanjani che secondo la tv araba, era disegnato in precedenza ad officarla.

Il canale tv arabo ricorda gli slogan di «morte a Rafsanjani» gridati dai seguaci di Ahmadinejad durante gli ultimi due sermoni tenuti all'Università di Teheran.

Negli ultimi giorni, i media arabi hanno riportato voci di «una grande manovra dello squalo» Rafsanjani presso i grandi ayatollah della città santa di Qom, per destituire la guida suprema Khamenei. Ma tre giorni fa, in occasione di una cerimonia pubblica tenuta a Teheran, l'ex presidente, è uscito dal suo silenzio dichiarando «corrette» le operazioni di voto del 12 giugno e invitando i leader riformisti di far rientrare la protesta. No, è stata la secca risposta dei due candidati moderati sconfitti; Mir Hossein Mousavi e Mohsen Karroubi.