Rafsanjani rompe silenzio: Obbedite Khamenei. No di Mousavi
Adesso il grande ayatollah cerca il compromesso
TEHERAN - Doccia fredda per chi sperava in una spaccatura al vertice del regime di Teheran, una lotta dietro le quinte che avrebbe portato allo scontro tra le due colonne del regime iraniano; ovvero, l'influente ex presidente Hashimi Rafsanjani contro la guida suprema, il grande ayatollah, Ali Khamenei.
A due settimane dal voto iraniano, Rafsanjani, dato dai media arabi come grande manovratore per un 'impeachment' di Khamenei, ha rotto il suo silenzio e ha preso una pubblica posizione a favore proprio della guida suprema, chiedendo ai contestatori di obbedire alle sue indicazioni. L'ex presidente ha ricevuto però un netto no, sia da Mir Hossein Mousavi che da Mohsen Karroubi i due candidati sconfitti nelle presidenziali del 12 giugno scorso con la contestatissima rielezione di Mahmoud Ahmadinejad.
Ieri, durante un incontro con i familiari delle vittime di un attentato avvenuto nel 1981, Rafsanjani ha elogiato la decisione di Khamenei di prolungare i termini delle scadenze per presentare le denunce sulle irregolarità del voto. Inoltre ha auspicato che le verifiche del 10 dei voti, oggi avviate, siano 'trasparenti'; e ha invitato gli sconfitti a «rimuovere gli ostacoli per superare le divergenze».
Secondo quanto afferma l'agenzia Farsnews, Rafsanjani ha definito «corrette» le operazioni di voto, mentre ha parlato delle violenze avvenute dopo il voto come il frutto di «un complotto tessuto da elementi sospetti che mira a creare una spaccatura tra la popolazione e le istituzioni islamiche». Dimostrando di uniformarsi alle direttive di Khamenei, il grande ayatollah, l'ex presidente ha aggiunto che «l' attenzione del popolo deludera i promotori di questi complotti».
Nei giorni scorsi, i media arabi hanno parlato con insistenza di un'ampia manovra dello 'squalo' Rafsanjani che forte della sua posizione di presidente del Consiglio degli Esperti (potente istituzione che per Costituzione ha il potere di rimuovere la guida suprema), avrebbe fatto un viaggio a Qom, per convincere i grandi ayatollah della città santa sciita a destituire Khamenei dalla sua carica. Le sue parole nell'incontro pubblico di ieri, sembrano smentire queste voci.
Dato per sicuro «sposor» del candidato sconfitto Mousavi, il grande ayatollah sembra passare ora al ruolo di mediatore. Definendo le operazioni del voto «corrette», Rafsanjani ha chiesto ai candidati sconfitti di «trasformare la competizione in amicizia» e affermando che «un atteggiamento sbagliato potrebbe portare a ulteriore odio e divisione tra i cittadini».
L'invito di aderire al riconteggio del 10% dei voti iniziato oggi, però, è stato rimandato al mittente: sia Mousavi che Karroubi si sono rifiutati di inviare un proprio rappresentante al Consiglio dei Guardiani per controllare le operazioni di «rispoglio delle schede», spalleggiati da Mohsen Rezai, il terzo candidato conservatore sconfitto che, citato dal quotidiano arabo al Sharq all Awsat, ha fatto sapere che «invierò un mio rappresentante solo se lo faranno anche Mousavi e Karroubi».
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