Sarkozy come un re a Versailles per grande discorso strategico
Domani nella reggia dei Luigi parla a deputati e senatori
PARIGI - Nicolas Sarkozy domani sarà il primo presidente francese da oltre un secolo e mezzo a presentarsi davanti alle Camere riunite a Congresso: a Versailles, parlerà delle "grandi scelte strategiche" del suo mandato quinquennale, ormai quasi a metà strada. Dovrebbe trattarsi di misure per fare fronte alla crisi economica, e non solo. Ma sarà anche l'occasione per il capo dello Stato francese di giocare il ruolo che meglio gli riesce, quello dell'innovatore a tutto tondo, apostolo della 'politica della rottura' con le convenzioni.
Il simbolismo è forte: Sarkozy parlerà al castello di Versailles, la reggia dei Luigi di Francia, nell'emiciclo della "ala du Midi". Il discorso è possibile grazie a una riforma costituzionale da lui fatta votare nel 2008, e che ha revocato il divieto datato 1875 al presidente di parlare ai parlamentari riuniti. Divieto senz'altro fuori moda, nato allora dall'esigenza della Repubblica di evitare indebite ingerenze sui rappresentanti del popolo da parte presidenziale. L'ultimo presidente a parlare in Parlamento era stato Charles-Louis Napoleone Bonaparte, nel 1848. Quattro anni dopo sarebbe salito sul rinato trono francese come imperatore Napoleone III...
Sui contenuti del discorso poco è filtrato ("Non è un cambio di rotta: ci dirà ecco dove siamo, ecco dove vogliamo andare" assicura una fonte alla France Presse), ed è più divertente concentrarsi sugli aspetti logistici della vicenda: magari la tentazione del presidente di sentirsi come un novello re Sole a Versailles. Il cerimoniale è organizzato nei dettagli: Sarkozy arriverà poco prima delle 15, sarà accolto dal presidente della Camera, Bernard Accoyer, passerà attraverso la Sala Marengo fino a un ufficio preparato appositamente per l'occasione. Poi Accoyer lo precederà in sala e pronuncerà la frase "Vi invito, signore e signori del Congresso, ad accogliere il presidente della Repubblica".
Entra allora Sarkozy circondato dalla guardia d'onore. Si alzeranno in piedi tutti i 920 parlamentari, ad eccezione dei 49 eletti comunisti e verdi, che hanno deciso di boicottare la seduta. Con una formula appena reinventata, Accoyer farà strada al leader: "Signor presidente, a nome del Congresso del Parlamento le auguro il benvenuto. Ha la parola".
Accoyer pare tema qualche protesta da parte dell'opposizione socialista, i cui parlamentari ci saranno, ma per protesta non interverranno e se ne andranno subito dopo il discorso. E in ogni caso, docilmente, promettono di comportarsi bene. "Speriamo che non ci siano fischi. Ho pronto un metodo dissuasivo" ha confidato Accoyer al quotidiano conservatore Le Figaro. Non dice quale; i terribili socialisti del resto non potranno far ricorso a un'arma assai amata nell'emiciclo parigino, cioè lo sbattimento dei banchi, perchè quelli di Versailles non hanno sportelli ribaltabili.
Il protocollo prevede l'andirivieni delle auto blu per i parlamentari, l'accoglienza a trecento giornalisti, misure di sicurezza rigidissime per i parcheggi e gli ingressi. La consegna di Sarkozy (con gesto regale, certamente), pare scarna: "Fate le cose in modo semplice e fluido, perché questo momento repubblicano sia il più degno possibile". Bisogna sottolineare che per i francesi "repubblicano" è pressoché sinonimo di "democratico".
In tempo di crisi, sarebbe forse più opportuno che l'intera faccenda non fosse così dispendiosa, mentre i socialisti calcolano che fra logistica e misure di sicurezza costerà fra i 500mila e il milione di euro. Uno di loro, André Vallini osserva che oltrettutto "assistiamo a un simbolismo monarchico totalmente inappropriato": sarebbe meglio farlo a Parigi. La maggioranza replica: al massimo 400mila euro di spesa. Il povero Bernard Accoyer aveva pensato, per economizzare, di rimandare i parlamentari a Parigi fra la seduta del mattino e il discorso presidenziale per farli pranzare nelle buvette delle rispettive Camere; alla fine si è deciso invece di optare per un "buffet consistente" a Versailles.
Accoyer ha invitato anche gli eurodeputati e gli ex presidenti della Repubblica: sono vivi solo in due, Valery Giscard D'Estaing e Jacques Chirac, e quest'ultimo ha già rifiutato (è nota la sua personale antipatia per Sarkozy).
Potrà comunque, se vorrà, assistere al discorso in diretta sulle reti all-news francesi. I temi per ora sono vaghi: "Il paese affonda in una crisi di violenza inaudita, è importante che il presidente rimetta le cose in prospettiva" assicura il portavoce del governo Luc Chatel. Tuttavia Sarkozy non dovrebbe elencare "una serie di misure" anche se potrebbe tirar fuori "alcune prese di posizione sui grandi temi". Soprattutto "spiegherà qual è la visione della società che intende proporre ai francesi". Qualche cosa di più concreto emerge da voci della maggioranza: il discorso - tre quarti d'ora previsti - dovrebbe insistere sulla riforma delle collettività territoriali ovvero sui risparmi che verrebbero dall'eliminazione di certe entità locali. Parlerà probabilmente di occupazione e anche di un argomento scottante, l'eventuale legge per vietare il burqa in Francia.
Sarkozy dovrebbe inoltre citare il rimpasto di governo previsto per l'indomani, 23 giugno (forse qualcuno dei ministri schierati nell'emiciclo lo ascolterà col cuore pesante). Una battaglia l'ha già vinta: l'idea del discorso a Versailles ai francesi piace. Lo approva il 56%, secondo un sondaggio pubblicato dal Journal du Dimanche.