Patrimoniali? In Italia una stangata da 45 miliardi di euro l'anno
Secondo i dati della CGIA in poco più di 25 anni la loro incidenza sul Pil è raddoppiata, mentre in termini assoluti il gettito è aumentato di 5 volte
ROMA - La partimoniale in Italia, anzi le patrimoniali ci sono già e costano ai contribuenti 45,4 miliardi di euro l'anno. Lo afferma la Cgia, commentando i suggerimenti di Ocse e Fondo Monetario Internazionale che ne hanno chiesto la re-introduzione. Sebbene dal 2016 non paghiamo più la Tasi sull'abitazione principale, dalla Cgia fanno sapere che in quell'anno (ultimo disponibile con dati aggiornati) gli italiani hanno comunque versato al fisco ben 45,4 miliardi di euro di imposte patrimoniali. In poco più di 25 anni la loro incidenza sul Pil è raddoppiata, mentre in termini assoluti il gettito è aumentato di 5 volte.
Queste imposte sono ben «una quindicina - afferma il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - anche se le due imposte che gravano sulle abitazioni e sugli immobili ad uso produttivo e commerciale, ovvero la Tasi e l'Imu, garantiscono quasi la metà del gettito complessivo. Nel 2017, ad esempio, per onorare questi due tributi le famiglie, le imprese e i lavoratori autonomi hanno versato oltre 20 miliardi di euro. Un po' meno onerose, ma altrettanto invise dai contribuenti, sono le imposte di bollo, che includono anche il prelievo annuale di 34,20 euro sui conti correnti con depositi superiori i 5 mila euro, quello del 2 per mille sugli strumenti finanziari e il bollo auto».
Fortunatamente il prelievo complessivo riconducibile alle tasse patrimoniali è in calo. «A partire dal 2016 - dichiara il segretario della Cgia Renato Mason - si è registrata una riduzione del gettito a seguito di una serie di misure introdotte dal Governo Renzi, come l'esenzione del pagamento della Tasi sulla prima casa, l'abolizione dell'Imu agricola e dell'Imu sugli 'imbullonati'. Una serie di misure che a livello nazionale ha permesso ai proprietari di immobili residenziali e produttivi di risparmiare 4,3 miliardi di tasse».
Le imposte patrimoniali considerate in questa analisi dall'Ufficio studi della CGIA per il periodo 1990-2016 sono: 1) Imposta di registro e sostitutiva; 2) Imposte di bollo; 3) Imposta ipotecaria; 4) Diritti catastali; 5) Ici/Imu/Tasi; 6) Bollo auto; 7) Canone Radio Tv; 8) Imposta su imbarcazioni e aeromobili; 9) Imposta sulle transazioni finanziarie; 10) Imposta sul patrimonio netto delle imprese; 11) Imposte sulle successioni e donazioni; 12) Imposta straordinaria sugli immobili; 13) Imposta straordinaria sui depositi; 14) Imposta sui beni di lusso.
Le imposte patrimoniali, afferma la Cgia, sono quelle che di fatto gravano sulla ricchezza posseduta dalle persone in un determinato momento. La ricchezza è intesa in senso ampio e comprende i beni immobili (case, terreni), i beni mobili (auto, moto, aeromobili, imbarcazioni), gli investimenti finanziari, etc. Di solito, nei manuali di diritto tributario le imposte patrimoniali sono classificate come imposte dirette.
Queste ultime sono quelle che colpiscono direttamente la capacità contributiva del contribuente senza attendere che si verifichino fatti o atti particolari. Mentre le imposte indirette richiedono, per poter essere applicate, il verificarsi di un determinato evento. L'Iva, ad esempio, si applica quando avviene la cessione di un bene o la prestazione di un servizio.
Le imposte sulle successioni e sulle donazioni, sebbene classificate come imposte indirette, vengono considerate come una forma di imposizione patrimoniale, in quanto colpiscono la ricchezza. Si tratta delle uniche imposte indirette che i testi di diritto tributario includono tra le imposte di carattere patrimoniale. Nel 2012, a seguito delle misure introdotte dal Governo Monti, l'imposizione patrimoniale è cresciuta, rispetto al 2011, di 12,8 miliardi di euro, un balzo di oltre il 40 per cento. Mentre nel 2013 si è avuta una temporanea flessione dovuta all'abolizione dell' Imu sulle abitazioni principali.
In termini di gettito, le imposte più impegnative per i contribuenti italiani sono l'Imu e la Tasi: nel 2016 hanno garantito alle casse dello Stato e dei Comuni ben 21,2 miliardi di euro. Seguono l'imposta di bollo (6,8 miliardi di euro), il bollo auto (6,6 miliardi di euro) e l'imposta di registro (5,1 miliardi di euro).
L'andamento del gettito delle imposte patrimoniali è contrassegnato dall'istituzione o dall'abolizione di alcuni tributi. Nel 1992 il gettito è cresciuto di 7 miliardi di euro, passando dagli 11,2 miliardi del 1991 a 18,3 miliardi, con una crescita di oltre il 63 per cento. In quell'anno, per risanare le finanze pubbliche, sono stati introdotti dei prelievi straordinari di carattere patrimoniale sulla ricchezza finanziaria, sugli immobili e su alcuni beni di lusso. In particolare, il DL 333/1992[1] aveva previsto una imposta straordinaria immobiliare (I.S.I.) e un prelievo straordinario sui depositi e conti correnti. L'I.S.I. si calcolava applicando l' aliquota del 3 per mille al valore catastale degli immobili.
Il prelievo sui depositi è avvenuto sulle consistenze in essere alla data del 9 luglio 1992 con aliquota del 6 per mille. Inoltre, nel settembre del medesimo anno, è stato introdotto un ulteriore prelievo straordinario a carico delle persone fisiche che possedevano auto di grossa cilindrata, aeromobili, imbarcazioni da diporto. Nel 1993 il gettito è cresciuto di ulteriori 4,8 miliardi di euro per effetto della sostituzione dell'ISI con l'Ici (Imposta comunale sugli immobili) che pur applicandosi sulla medesima base imponibile, prevedeva delle aliquote più elevate[3]. Inoltre, fece sentire i suoi effetti anche la nuova imposta sul patrimonio delle imprese[4] che, con aliquota del 7,5 per mille, è stata in vigore sino al 1997.
Nel 2008, la flessione del gettito delle imposte patrimoniali è dipesa dall'abolizione dell'Ici sulla prima casa. Nel 2012, il DL «Salva Italia»[6] ha inasprito fortemente la tassazione patrimoniale, introducendo diverse forme di tassazione. Tra queste L'Imu sugli immobili; prelievi che hanno interessato i beni di lusso, come le auto di grossa cilindrata, i natanti e gli aeromobili; l'applicazione dell'imposta proporzionale di bollo sulle disponibilità finanziarie.
Nel 2014 è stata introdotta la Tasi che assieme all'Imu e alla Tari costituiscono la Iuc, ovvero l'Imposta unica comunale[7]. Il presupposto della Tasi, pur essendo collegato all'erogazione e alla fruizione di servizi comunali, si basa sul possesso o la detenzione di un immobile, anche ad uso abitativo[8]. Pertanto, questa nuova tassa viene percepita da tutti come una imposta patrimoniale e come tale è stata inserita nel nostro elenco.
Nel 2016, infine, si è registrata una inversione di tendenza importante: il gettito delle imposte patrimoniali è diminuito a seguito dell'abolizione della Tasi sull'abitazione principale (è rimasta, invece, sulle prime case di lusso), dell'eliminazione sia dell'Imu agricola sia dell'Imu sugli «imbullonati».