Almaviva: lavoratori di Roma reintegrati… a Catania
I 153 lavoratori licenziati da Almaviva avevano ottenuto il reintegro da parte del giudice del Lavoro: la ricollocazione, però, avverrà a 600 chilometri di distanza
ROMA – Sembra davvero un dispetto che ha il sapore della ritorsione quello che l’azienda Almaviva ha commesso verso i 153 lavoratori mandati a casa. L’ordinanza del tribunale di Roma, infatti, aveva dato ragione ai dipendenti che avevano fatto ricorso contro i licenziamenti: il colosso dei call center ha così inviato la raccomandato ai lavoratori comunicando loro che avrebbero ricominciato a lavorare, ma a Catania.
Sede di Roma chiusa? – Il trasferimento a 600 chilometri di distanza, da effettuare nel giro di 6 giorni, è stato motivato con la chiusura della sede romana. Eppure, in questi mesi proprio nella Capitale sono state effettuate numerose assunzioni, ovviamente con contratti precari. Per questo, come ha fatto notare al Manifesto il legale dei dipendenti reintegrati, Pier Luigi Panici, gli atti verrano impugnati con ricorso d’urgenza a causa del mancato rispetto del contratto nazionale che prevede un preavviso di 25 giorni ed una convocazione sindacale.
La responsabilità dei sindacati – Nella vertenza Almaviva, una responsabilità importante ce l’hanno anche i sindacati. Lo scorso maggio, infatti, nella sentenza con cui il Tribunale del Lavoro di Roma che porta la firma del giudice Renata Quartulli, aveva respinto il ricorso presentato dalla Cgil-Slc contro i licenziamenti avvenuti lo scorso Natale, si leggeva che la Cgil «…ha chiaramente dimostrato di non voler dare attuazione agli accordi firmati» e «non ha chiesto alcuna interruzione delle trattative per consultare i lavoratori». L’estremo tentativo di trovare un accordo tra le parti, dunque, naufragò negli ultimi giorni del 2016: i 1.666 licenziamenti vennero confermati nel tavolo riaperto presso il Ministero dello Sviluppo economico.
Almaviva ci riprova – Già qualche settimana fa, l’azienda aveva offerto ai 53 lavoratori di Milano che non avevano accettato le condizioni offerte, di trasferirsi a Rende. Sempre a Roma, invece, un altro giudice del Lavoro aveva accolto il ricorso dei dipendenti precari contro Gse (Gestore servizi energetici) annullando in questo modo l’appalto – del valore di 40 milioni – vinto proprio da Almaviva per il Contact center sulle energie rinnovabili come esternalizzazione dell’attività finora portata avanti dagli stessi lavoratori. In base alla clausola di salvaguardia, la società è stata condannata ad assumere a tempo indeterminato lavoratori provenienti dal precedente appalto. Ed escludendo così la possibilità di reintegrare quei 53 lavoratori costretti da Almaviva a trasferirsi a Catania.