20 aprile 2024
Aggiornato 00:00
L'accordo vale 4 miliardi

Unicredit cede Pioneer ad Amundi

Un'operazione, ha spiegato in conferenza stampa il presidente di Amundi e deputy Ceo di Agricole Xavier Musca, che per il gruppo d'Oltralpe rappresenta «un voto di fiducia all'Italia e questo e' il messaggio più importante di oggi».

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MILANO - Nuovo colpo grosso di mano francese in Italia. Con l'offerta a UniCredit di 3,545 miliardi di euro 'cash' e un accordo decennale di distribuzione, il colosso del risparmio gestito Amundi, che fa capo al gruppo credit Agricole, si è aggiudicato l'acquisizione di Pioneer. Affiancato dall'advisor Mediobanca, l'ha spuntata su Ameriprise e sulla cordata tutta italiana Poste-Cdp-Anima.
Un'operazione, ha spiegato in conferenza stampa il presidente di Amundi e deputy Ceo di Agricole Xavier Musca, che per il gruppo d'Oltralpe rappresenta «un voto di fiducia all'Italia e questo e' il messaggio più importante di oggi».

«Tutti conosciamo i problemi politici che ha l'Italia in questo momento, sui quali non entro nel merito. Per noi l'Italia è un Paese importante. Conosciamo tutti le difficoltà dell'ora, ma sul lungo termine siamo fiduciosi della capacità di questo Paese di crescere e svilupparsi», ha aggiunto. «Siamo fiduciosi di volerci sviluppare in questo Paese, dove siamo presenti da 40 anni. L'Italia per il gruppo Credit Agricole e' il secondo mercato domestico dopo la Francia, qui abbiamo tutte le nostre business line. Confermiamo il nostro impegno a contribuire allo sviluppo e alla crescita di questo Paese», ha detto ancora riferendosi a realtà creditizie retail quali Cariparma, Carispezia e Friuladria: «tutte guidate da Giampiero Maioli; un business molto solido e sano». Su questo fronte, il gruppo francese punta più ad una crescita italiana per linee interne e al momento, ha detto Musca, non guarda a Carife nè ad altre banche italiane.

L'Ad di Amundi, Yves Perrier, ha definito «attraente» il prezzo offerto per l'acquisto di Pioneer, sottolineando che l'operazione è legata a «un vero progetto industriale, reale. C'è una forte ratio industriale, in linea con il modello aperto di Amundi». L'integrazione, che vuol procedere celermente sulla scorta di quanto già fatto da Agricole con Societè Generale, si dovrebbe realizzare in circa 18 mesi e sarà stretta quasi come una fusione. L'acquisizione di Pioneer è un «grande passo per il rafforzamento di Amundi», che grazie ad essa consoliderà la sua posizione di leader europeo nell'asset management, creando l'ottavo asset manager a livello globale con masse in gestione pari a 1.2761 miliardi di euro. L'entità risultante dall'integrazione sarà numero uno in Francia, fra le prime 3 Sgr in Italia e in Austria e avrà un importante posizionamento in Germania.

L'Italia, in particolare, diventerà il secondo mercato domestico di Amundi, con masse in gestione pari a 160 miliardi di euro e Milano diventerà uno dei sette hub di investimento del gruppo. L'organico a Milano, ha informato Perrier, è quindi destinato a raddoppiare, portandosi nell'arco di piano a 600 unità dalle 300 attuali. A livello mondiale, invece, è previsto un taglio del personale «inferiore al 10%: circa 450 persone su un totale di circa 5.800 dipendenti delle due entità combinate».

Amundi potrà inoltre beneficiare di una piattaforma gestionale e distributiva di primaria importanza negli Stati Uniti, dove intende mantenere le attività di Pioneer.

L'operazione dovrebbe produrre su base annuale sinergie ante imposte per circa 180 milioni di euro, a pieno regime entro 3 anni. I costi totali di integrazione sono stimati a circa 190 milioni di euro ante imposte e dovrebbero essere realizzati nel 2017 e 2018. E' previsto anche un aumento dell'utile per azione di Amundi di circa il 30%, mentre il ritorno sull'investimento dell'acquisizione entro tre anni è in linea con il target di Amundi del 10%.

Per finanziare l'operazione, la società lancerà nel primo semestre 2017 un aumento di capitale da 1,4 miliardi, mentre 0,6 miliardi arriveranno da debito senior e subordinato e 1,5 miliardi da capitale disponibile. L'azionista Credit Agricole ha già annunciato la propria adesione alla ricapitalizzazione e manterrà una quota pro forma minima del 66,7%.