30 luglio 2025
Aggiornato 22:00
Petrolchimico

Nuovo grido d'allarme per il settore petrolifero

Con gli attuali prezzi del greggio rischiano di chiudere 140 impianti estrattivi nel mare del Nord nei prossimi 5 anni, secondo la società di consulenze inglese Wood Mackenzie

LONDRA – Nuovo grido d'allarme per il settore petrolifero: con gli attuali prezzi del greggio rischiano di chiudere 140 impianti estrattivi nel mare del Nord nei prossimi 5 anni, secondo la società di consulenze inglese Wood Mackenzie.

38 PROGETTI A RISCHIO - Per gli analisti tutti quei campi non saranno economicamente sostenibili con il costo del barile sotto gli 85 dollari e questo comporterà oltre alla chiusura dei pozzi già avviati anche il rinvio o la rinuncia all'estrazione da 38 siti produttivi non ancora sfruttati. Infatti hanno spiegato gli esperti per estrarre «l'oro nero» in quella regione bisogna scavare molto in profondità, fattore che comporta un notevole incremento dei costi di produzione. Già nei scorsi giorni la Total aveva annunciato il proprio disimpegno dall'area.

PETROLIO SOTTO 70$ PER DUE ANNI - Il petrolio, che oggi si aggira intorno ai 47 dollari per un barile di Brent e ai 44 per uno di Wti, potrebbe rimanere sotto i 70 dollari almeno per i prossimi due anni. La stima è dell'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi che a fine agosto aveva pronosticato: «Penso che il petrolio rimarrà tra i 45 e i 65 dollari al barile per almeno un paio d'anni». Per Descalzi: «Il rallentamento cinese, il dollaro forte, le incertezze su mercati, sono tutte condizioni che contribuiscono a tenere i prezzi bassi».

L'ALLARME DI BLOOMBERG - Intanto notizie poco incoraggianti per il settore petrolifere erano arrivate nelle scorse settimane anche da Bloomberg che aveva previsto «inevitabili bancarotte» per diverse compagnie del comparto nel caso non si impennino le quotazioni del greggio. Bloomberg aveva ricordato che l'industria petrolifera globale ha bisogno di 500 miliardi di dollari per ripagare i propri debiti da qui a 5 anni.