24 aprile 2024
Aggiornato 03:30
La People's Bank of China non convince

Wall Street, 10mila miliardi di dollari bruciati in una settimana e mezza

Ieri chiusura in calo. Ancora dubbi sulla Cina e sulle mosse della Fed

NEW YORK (askanews) - Dieci mila miliardi di dollari in una settimana e mezzo. Tanto l'S&P 500 ha bruciato in termini di capitalizzazione. Quella performance è stata raggiunta ieri, quando l'indice benchmark di Wall Street ha chiuso in ribasso (dell'1,4%) per la sesta seduta di fila insieme agli altri indici. Si tratta della striscia temporale più lunga dal 2012. Il Dow Jones e l'S&P hanno registrato il cambio di rotta intraday più forte dalla fine dell'ottobre 2008.

Gli analisti non si fidano della People's Bank of China
Ordini di vendita intensi nell'ultima mezz'ora di scambi hanno annullato il tentativo di recupero che si era visto sulla scia della decisione della banca centrale cinese di tagliare i tassi di interesse per la quinta volta in nove mesi. Forse quella mossa è arrivata tardi e non è giudicata come sufficiente a garantire un sostegno duraturo. Tanto più che trader e gestori hanno da tempo perso fiducia nelle autorità di Pechino e nella loro capacità di riportare tranquillità nei loro mercati. Anche perché la People's Bank of China non ha sempre mantenuto la parola.

La Cina è un banco di prova per la Fed
Ieri, oltre a tagliare i tassi dello 0,25% e le riserve imposte alle banche dello 0,5%, la PBOC ha detto agli istituto di credito della nazione che sono libere di offrire i tassi di interesse che vogliono a chi decide di parcheggiare denaro per un anno presso di loro. In teoria è la dimostrazione di un cambiamento a Pechino da un sistema bancario controllato dallo Stato a uno più determinato dal mercato. Ma a maggio la PBOC aveva dato quella libertà sui depositi di breve durata, salvo poi chiedere alle banche di non esercitarla. La Cina diventa sempre più un banco di prova per la Federal Reserve e il suo governatore Janet Yellen.

La Fed monitora gli sviluppi internazionali
Cresce il numero di analisti che stanno posticipando le loro previsioni sul momento in cui la banca centrale americana inizierà ad alzare i tassi di interesse. I trader ci scommettono ma quelle scommesse potrebbero essere premature. E' ovvio che la Fed monitori gli sviluppi internazionali, anche perché con il recente sell-off gli investitori stanno perdendo denaro che forse avrebbero altrimenti speso. E il petrolio continua il suo trend in discesa andando a frenare una crescita già scarsa dell'inflazione. Ma c'è ancora molto tempo prima dell'appuntamento del 16 e 17 settembre prossimi, quando la Fed si riunirà per decidere il da farsi.

In attesa del simposio annuale del gotha della finanza
Se la Fed intende optare per una stretta il mese prossimo, il tempo stringe per comunicarlo al mercato. L'occasione è fornita a Stanley Fischer, il vicepresidente della Fed, che parlerà dal simposio annuale del gotha della finanza organizzato a Jackson Hole, in Wyoming. Quell'evento è considerato da Citigroup come «il jolly chiave». «Se darà segnali di preoccupazione per pressioni transitorie al ribasso (materie prime e prezzi energetici e dollaro in apprezzamento) che si stanno facendo avanti condizionando sempre più i salari e i prezzi interni, QUELLO (scritto a caratteri cubitali, ndr) sarebbe un evento notevole", ha spiegato in un rapporto William Lee, economista della banca che per ora continua ad aspettarsi un rialzo dei tassi il mese prossimo. Una tale indicazione, «suggerirebbe una riduzione della fiducia da parte della Fed nel raggiungere il target sull'inflazione nel medio termine».

La seduta di ieri a Wall Street
Di seguito ricapitoliamo la seduta di ieri a Wall Street. Arrivato a guadagnare a livello intraday fino a 392 punti, il Dow Jones ne ha persi 204,9, l'1,3%, a quota 15.666,44 con Merck (-5,22%) e Chevron (-2,91%) sul fondo mentre Apple (+0,6%) e Walt Disney (+0,56%) sono state le uniche tra le 30 blue chip ad avere resistito alle vendite. L'S&P 500 ha ceduto 25,60 punti, l'1,4%, a quota 1.867,61 con utility (-3,16%) e telecom (-2,24%) tra i settori peggiori. L'indice benchmark - che nel durante era arrivato a guadagnare fino al 2,3% - ha per altro finito a meno di due punti dai minimi intraday visti lunedì. Gli analisti di analisi tecnica si domandano se quota 1.866 - testata nelle ultime due sedute - terrà. Il Nasdaq Composite ha lasciato sul terreno 19,76 punti, lo 0,4%, a quota 4.506,49. Il valore delle azioni passate di mano su New York Stock Exchange, Nasdaq e NYSE MKT è stato di oltre 10 miliardi di dollari in ognuno degli ultimi tre giorni, il periodo più lungo dall'agosto 2011 (quando gli Stati Uniti erano in preda a una crisi legata al tetto al debito).