19 aprile 2024
Aggiornato 23:00
Petrolchimico

Legambiente, Greenpeace e Polignano a Mare: tutti contro le trivelle offshore

La protesta contro la scelta del governo di autorizzare nuove estrazioni petrolifere in mare, come previsto dall'articolo 38 dello Sblocca Italia, sta montando nei territori e sui social network

ROMA – Da Legambiente a Greenpeace, passando per il comune di Poligano a Mare (Ba): la protesta contro la scelta del governo di autorizzare nuove trivellazioni petrolifere in mare, come previsto dall'articolo 38 dello Sblocca Italia, sta montando nei territori e sui social network.

LEGAMBIENTE, UNA SCELTA MIOPE - Legambiente ha scelto di far salpare lo scorso 20 giugno Goletta Verde dalla Croazia, in occasione della manifestazione internazionale contro la ricerca di idrocarburi nell'Adriatico. L'associazione ha lanciato anche l'hastag #StopSeaDrilling chiedendo di esprimere la propria contrarietà alle trivelle in mare anche sui social network. Legambiente ha ricordato che l'Adriatico è un bacino chiuso e quindi il suo ecosistema, già messo alla prova con 78 concessioni già attive per l’estrazione di gas e petrolio, 17 permessi di ricerca già rilasciati nell’area italiana e 29 in fase di rilascio in quella croata, è più fragile di altri. Inoltre questo mare sarà minacciato da altre nuove 24 richieste su un'area di 55mila 595 kmq e dall'autorizzazione a esplorare altri 45mila kmq. Il tutto per estrarre sotto il fondale italiano 10 milioni di tonnellate di petrolio, quanto se ne consuma in 8 settimane. «La scelta di puntare su nuove attività di estrazioni di idrocarburi intrapresa da alcuni Paesi, Croazia e Italia in primis, è miope, di breve durata ed anacronistica – ha detto Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente -. Scelte che sono in assoluto contrasto con ogni strategia contro i cambiamenti climatici e che mettono a rischio tutta l’economia sana della zona. Oggi abbiamo la possibilità di investire per un grande futuro per questo bacino che metta al centro la tutela della biodiversità marina, il rilancio dell’economia legata ad una pesca sostenibile e la promozione di una nuova idea di turismo legato al mare che faccia della sostenibilità ambientale il suo punto di forza».

TRIVADVISOR DI GREENPEACE - Greenpeace dal canto suo ha scelto la via della provocazione, lanciando il sito TrivAdvisor, una parodia del popolare portale di viaggi dove si «esaltano» i «benefici» che l'estrazione di petrolio offshore ha sui territori interessati. Il sito, che ha raccolto a oggi quasi 23mila firme «per un futuro senza trivelle» ricorda che grazie alle scelte del governo si potrà «vedere piattaforme petrolifere in alcuni dei paesaggi marini più belli d'Italia. Fare una nuotata vicino a un pozzo. Farsi un selfie con dei gabbiani sporchi di petrolio». Per Greenpeace decidere di sfruttare «fonti vecchie e sporche come il petrolio» è una «scelta assurda che arricchisce le tasche dei petrolieri senza nemmeno soddisfare il fabbisogno energetico del Paese. Le riserve certe di petrolio sotto i nostri fondali equivalgono a meno di 2 mesi dei consumi nazionali, quelle di gas a circa 6 mesi». L'associazione ha ricordato che nelle ultime settimane «sono stati autorizzati nuovi pozzi di ricerca e produzione, sia nel Canale di Sicilia che in Adriatico; e nuove aree sono state concesse per la ricerca di greggio e gas. Ma questa strategia avrà ricadute occupazionali ed entrate fiscali modestissime, danneggiando inoltre turismo e pesca sostenibile. La petrolizzazione del mare è una strada a senso unico: non si torna indietro. E un incidente come quello del Golfo del Messico è sempre possibile. Lo è ancor più in Italia, dove il rischio di uno sversamento grave non è neppure contemplato nelle valutazioni di impatto ambientale!».

LA PROTESTA IN PUGLIA - Su Change.org invece è stata lanciata una campagna di raccolta firme, che ha quasi raggiunto l'obiettivo prefissato delle 25mila adesioni, da parte del sindaco di Polignano a Mare, Domenico Vitto, contro le prospezioni geosismiche per la ricerca di petrolio a largo del tratto di costa che va da Bari a Brindisi. Vitto ha spiegato che questa scelta «metterà a serio repentaglio non solo l’integrità della  costa e dell’ambiente marino ma anche tutti gli sforzi e gli investimenti compiuti nel tempo dalle nostre comunità per salvaguardare questo splendido patrimonio paesaggistico». Oltre alla raccolta firme è stata promossa una campagna social, con una pagina evento su Facebook, e l'hastag #difendiamolabellezza su Twitter.