1 maggio 2024
Aggiornato 22:30
UNIONE EUROPEA

Aiuti alle imprese illegali, l'Italia deferita alla Corte di Giustizia Ue

RP | RP | La Commissione ha constatato che l'Italia, 14 anni dopo la prima decisione del 1999 e due anni dopo la prima sentenza comunitaria, solo il 20 per cento degli aiuti dichiarati incompatibili con le norme europee è stato recuperato

BRUXELLES - La Commissione europea ha deferito oggi l'Italia alla Corte Ue di Giustizia per il mancato rispetto di una sentenza del 2011 in cui la stessa Corte imponeva il recupero di aiuti illegali (sotto forma di sgravi degli oneri sociali) concessi alle imprese nei territori di Venezia e Chioggia dal 1995 al 1997. Se non recupererà dalla imprese beneficiarie gli aiuti illegali, l'Italia dovrà pagare una multa giornaliera che, moltiplicata per il numero di giorni che è durato lo stato d'inadempienza, potrebbe arrivare a milioni di euro.

LA MULTA SALATA - La Commissione ha proposto che la multa sia pari a 24mila 578,40 euro al giorno dalla data della prima sentenza (6 ottobre 2011) al momento della sua esecuzione, oppure (se l'Italia non si mette in regola) fino alla nuova sentenza della Corte per inadempimento. A partire da questa eventuale seconda sentenza, l'Italia dovrebbe pagare altri 187mila 264 euro al giorno, per tutta la durata successiva dello stato d'inadempienza. Cifra che però sarà ridotta in proporzione agli aiuti che eventualmente nel frattempo saranno stati recuperati.

VICENDA DEL 1999 - Si tratta, in realtà, di una vicenda di vero e proprio conflitto fra l'ordine giuridico comunitario e quello amministrativo regionale o nazionale. Il carattere illegale degli aiuti era stato già accertato nel nel lontano 1999. La Commissione aveva stabilito che alcuni degli sgravi di oneri sociali, che sarebbero dovuti servire a creare posti di lavoro oppure (ma solo nelle Pmi) a salvaguardarli, erano stati concessi a imprese operanti in zone che non presentavano svantaggi regionali, ed erano dunque incompatibili con le norme dell'Ue in materia di aiuti di Stato. Per questo, Bruxelles aveva imposto all'Italia il recupero degli aiuti presso questi beneficiari.

I RICORSI - Nel 2003, le autorità italiane avevano precisato che le imprese tenute a restituire gli aiuti erano 736, ma che 150 avevano presentato ricorsi amministrativi contro le procedure di recupero. E nel 2005 in ben 251 casi il Tribunale di Venezia aveva sospeso l'esecuzione di queste procedure. Numerosi ricorsi conto la decisione della Commissione sono stati presentati dai beneficiari agli organi giurisdizionali dell'Ue, ma sono stati tutti respinti perché inammissibili o infondati.

IN 14 ANNI RECUPERATO IL 20% - Le nuove norme che lo Stato italiano ha adottato nel 2008 e nel 2012, per risolvere la situazione di stallo, non hanno prodotto i risultati sperati. Nella nota in cui comunica la sua decisione, la Commissione ha constatato che, a quanto risulta dalle risposte giunte a Bruxelles dall'Italia, 14 anni dopo la prima decisione del 1999 e due anni dopo la prima sentenza della Corte di Giustizia, solo il 20 per cento degli aiuti dichiarati incompatibili con le norme Ue è stato recuperato.