26 aprile 2024
Aggiornato 00:00
L'evento a Bra

Cheese 2013, le vittime dell’Italian Sounding sono i consumatori!

«Gli scandali alimentari fanno notizia, ma raramente i media approfondiscono. Così facendo seminano il panico tra i consumatori». Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia, apre il convegno Non ci par vero, le contraffazioni in ambito alimentare, che ha impegnato i visitatori di Cheese questa mattina a Bra

BRA - «Gli scandali alimentari fanno notizia, ma raramente i media approfondiscono. Così facendo seminano il panico tra i consumatori». Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia, apre il convegno Non ci par vero, le contraffazioni in ambito alimentare, che ha impegnato i visitatori di Cheese questa mattina a Bra, sottolineando l’importanza dell’informazione sul tema: «È fondamentale imparare a riconoscere la qualità, distinguere chi sfrutta l’Italian sounding con l’intento di guadagnare dalla truffa e chi invece s’ispira alla produzione casearia italiana come modello di alta qualità. E questo è proprio il modello che proponiamo a Cheese, perché conoscere l’eccellenza ci permette di riconoscere i «falsi». La cultura del cibo di qualità esiste solo se i consumatori sono informati e i produttori capaci e onesti».

A fare gli onori di casa Biagio Conterno assessore Cultura, personale, polizia municipale, promozione del patrimonio linguistico e delle tradizioni piemontesi del Comune di Bra: «Il tema della contraffazione è complesso, perché ha risvolti legali, ma anche ripercussioni sulla salute dei consumatori e sulla cultura. Grazie al progetto «Bra inimitabile» è stato possibile formare gli agenti della Polizia municipale sui temi della lotta alla contraffazione e sono stati organizzati incontri di sensibilizzazione sull’argomento rivolti alle fasce deboli».

A moderare l’incontro Mara Monti, coautrice del volume Cibo criminale. Il nuovo business della mafia italiana che arriva subito al punto illustrando i dati della sua ricerca: «L’agrocriminalità fattura circa 12,5 miliardi di euro annui. Il giro d’affari dell’Italian sounding – i prodotti agroalimentari contraffatti e venduti come Made in Italy - ammonta a 164 milioni di euro».
Le fa eco Sergio Marini, presidente Coldiretti che denuncia le difficoltà di chi lavora onestamente, accentuate da chi ostacola la realizzazione di leggi che garantiscano trasparenza o che cerca di aggirarle, quando invece bisognerebbe contrastare l’Italia delle lobby e delle corporazioni.

Riccardo Deserti, direttore del Consorzio Parmigiano Reggiano, ha riportato numerosi casi di contraffazione in tutto il mondo: «Le frodi danneggiano agricoltori e allevatori. Il Consorzio ha l’obiettivo di tutelarli. Il grosso problema è che non si è pienamente consapevoli dell’entità del danno».
Rassicurano i dati presentati da Lucia Decastelli, responsabile Controllo alimenti e igiene delle produzioni dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta: «Le allerte per contaminazioni alimentari negli ultimi anni sono diminuiti del 3% circa, e le segnalazioni che riguardano prodotti lattiero caseari sono agli ultimi posti. Questo significa che i controlli funzionano».

Michele Fino, docente di Diritto degli alimenti e Istituzioni Ue dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ha illustrato la normativa europea in merito all’introduzione obbligatoria dell’indicazione del Paese d’origine o del luogo di provenienza sull’etichetta di alcuni prodotti alimentari. «Con il regolamento dell’ottobre del 2011 l’Ue ha in parte normato l’indicazione dell’origine in etichetta. Tra le novità più importanti c’è l’introduzione dell’obbligo di inserire in etichetta l’origine di tutti gli ingredienti presenti in percentuali superiori al 50. Le modalità sono attualmente oggetto di proposte da parte della Commissione, che dovrà pronunciarsi entro la fine del 2014. In questa fase a Bruxelles, dunque, le pressioni delle lobby (positive e negative) sono determinanti. Diamoci da fare».

Sergio Veroli, vice Presidente Federconsumatori, ha spostato l’attenzione sul ruolo della crisi nell’aumento del numero di casi di frodi: «La contraffazione è considerata dai consumatori un reato minore rispetto agli altri. Non si sa che spesso dietro c’è la mafia. Il problema è che la stragrande maggioranza delle persone è costretta a comprare ciò che trova a buon mercato, non potendo privilegiare l’acquisto di prodotti di qualità. La contrazione dei redditi in Italia è da tener presente, soprattutto se i prezzi del settore agroalimentare sono anelastici. La gente compra prevalentemente sulla base di offerte e promozioni».
Il convegno rientra nel piano nazionale delle iniziative di lotta alla contraffazione e tra le azioni del progetto «Bra inimitabile», realizzato dal Comune di Bra e finanziato dal Ministero dello Sviluppo economico e dall’Associazione nazionale dei Comuni italiani.

Scopri il programma completo su www.slowfood.it