Svizzera, apertura di facciata sul segreto bancario
Il ministero delle Finanze elvetico, tramite un portavoce, si è detto disponibile allo scambio automatico di informazioni, ma unicamente a condizione che diventi un vero standard internazionale coinvolgendo «tutte le grandi piazze finanziarie americane, europee e asiatiche»
GINEVRA - Apertura di facciata della Svizzera sul segreto bancario. Il ministero delle Finanze elvetico, tramite un portavoce, si è detto disponibile allo scambio automatico di informazioni, ma unicamente a condizione che diventi un vero standard internazionale coinvolgendo «tutte le grandi piazze finanziarie americane, europee e asiatiche». In pratica ci vorrebbe «una soluzione globale» e «ci sono ancora molti paesi che devono fare dei passi importanti, che devono spazzare davanti ai loro portoni», ha detto per parte sua il ministro degli Interni Alain Berset.
E un accordo globale di questo genere non sembra certo dietro l'angolo.
Tuttavia formalmente Berna si mostra disponibile a aperture su questo versante, dopo che nelle ultime settimane, specialmente nell'Unione europea il tema si è fatto più pressante. Vari paesi, a cominciare dalla Francia ma non solo, puntano sempre più insistentemente il dito contro tutti questi Stati e quelle giurisdizioni che, vuoi per il segreto bancario, come la Svizzera, vuoi per regimi fiscali di vantaggio, vengono ritenuti crocevia dell'evasione fiscale e del riciclaggio.
Inoltre la politica della confederazione elvetica sembra riposizionarsi dopo che nei giorni scorsi c'è stata una rilevante apertura da parte della potente e influente associazione dei banchieri svizzeri. Ed era stato proprio il capo dell'associazione, Patrick Odier, a indicare per primo questa apertura ma condizionata ad un contesto di accordo globale.
Finora la strategia della Svizzera, dove il segreto bancario fa parte della tradizione culturale del paese, è stata quella di evitare meccanismi di scambio automatico di informazioni, puntando invece a trattative bilaterali con i singoli Stati finalizzati ad accordi-sanatoria sulle questioni fiscali, come si è tentato con Germania e Italia.
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