16 aprile 2024
Aggiornato 16:00
Fonti rinnovabili

Meno CO2 e più Biodiesel con la tecnologia di T.M. per il trattamento delle alghe

La società italiana T.M. di Modena ha acquisito una nuova tecnologia per la produzione di Biodiesel dalle Alghe che propone agli investitori Italiani

MODENA - In un mercato dell’energia libero e sempre più competitivo, le aziende stanno investendo in nuovi strumenti per migliorare l’efficienza energetica e salvaguardare l’ambiente. In questo scenario – dominato dal continuo aumento dei costi energetici – l'ultima Direttiva UE, recepita anche in Italia, ha aperto grandi spazi per la crescita dei biocarburanti in Europa che in pochi anni ha raggiunto la leadership a livello mondiale, seguita a lunga distanza dagli Stati Uniti. Di pari passo è cresciuto però anche il dibattito scientifico sull'opportunità di produrre biocarburanti di origine vegetale, anche sulla base delle indicazioni della FAO che segnala con preoccupazione il diffondersi delle colture destinate alla produzione di biodiesel a discapito di quelle per l'alimentazione.

Biodiesel dalle alghe, la nuova frontiera - Per rispondere a queste istanze, la società italiana T.M. di Modena ha stretto una collaborazione con la ES Consultants Ltd di Hong Kong, società di ingegneria la quale gia’ grazie alla collaborazione con l’Università di Verona sta proponendo questa tipologia di impianti in Asia partecipando alle più importanti fiere del settore e concordando con i Governi locali i siti piu’ idonei per la produzione di Biodiesel per autotrazione.
Tale progetto e’ stato presentato lo scorso novembre alla fiera delle energie rinnovabili CIGIPTS (China International Green Innovative Products and Technologies Show) di Guangzhou dove l’azienda ha avuto la visita e l’incontro con il Direttore dell’APEC di Pechino e con il Ministro delle Energie Alternative, interessati alla tecnologia Italiana.

«L’alga è il vegetale più antico del mondo che produce il 40% dell’ossigeno mondiale, assorbe la CO2 presente nell’atmosfera proveniente per esempio da produzioni industriali o da teleriscaldamento, non ha bisogno di terra coltivabile - ha sottolineato Michael Magri, direttore generale di T.M. - e quindi non sottrae spazi alle colture alimentari. La tecnica dell’uso del fotobioreattore abbinata alla selezione del ceppo piu’ idoneo a tale scopo, garantisce al processo produttivo una maggiore resa rispetto alle prime realizzazioni di questo tipo di impianti. Il risultato è una maggiore produzione di Biodiesel e un maggiore assorbimento di CO2 nell’atmosfera».

T.M. – che ha filiali in Cina e in Giappone per lo sviluppo di questa tecnologia in Asia, ha dichiarato che l’investimento richiesto per la realizzazione dell’impianto parte con un investimento di almeno 8 milioni di euro fino ad arrivare a mega impianti da centinaia di milioni di Euro a seconda della quantità di Biodiesel che si intende produrre.