Alitalia. Da compagnia di bandiera a quella di bandieruccia
Aduc: «Il tutto a spese del contribuente»
ROMA - Alla memoria ci sovviene l'iniziativa per un'Alitalia, compagnia di bandiera, che solcava i cieli intercontinentali. Si era in piena campagna elettorale per le elezioni nazionali del 2008. L'allora candidato Silvio Berlusconi cavalcò la tigre insieme ai sindacati. Risultato fu che gli italianissimi contribuenti si accollarono 3,2 miliardi della bad company mentre la good company andava ai capitani coraggiosi di Colaninno. La suddivisione in due parti di Alitalia (buona e cattiva economicamente) doveva servire a rilanciare il vessillo italiano. Ora l'Alitalia ha deciso di acquistare velivoli a corto raggio, il che vuol dire che sta puntando su rotte di medio-piccolo raggio, integrandosi sempre di più con Air France che mantiene le 130 destinazioni a lungo raggio rispetto alle 16 destinazioni intercontinentali dell'Alitalia. Sono finiti, come prevedibile, i sogni di gloria. Dalla bandiera alla bandieruccia. Il tutto a spese del contribuente.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc
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