23 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Le rilevazioni della Confcommercio

Consumi fermi in Italia, 17 regioni sotto il livello del 2000

Negli ultimi anni si è ridotto il contributo del Sud. Solo il Nord-Est recupera i livelli pre-crisi. Codacons: «Preoccupano i dati della Confcommercio»

ROMA - La debolezza dei consumi a livello pro capite, complice il biennio di crisi 2008-2009, lascia prevedere un rallentamento generalizzato dell'uscita dalla crisi tanto che, a fine 2011, ben 17 regioni su 20 rischiano di registrare un livello di consumi inferiore a quello del 2000.
E' quanto rileva Confcommercio, sottolineando che in una prospettiva di più lungo periodo, nel 2017, il Mezzogiorno avrà acuito il suo ritardo con una continua riduzione della spesa per consumi rispetto al totale nazionale. Confermata, dunque, la debolezza del Sud, solo il Nord-Est recupera i livelli pre-crisi.
Negli ultimi anni, spiega Confcommercio, si è ridotto il contributo del Sud in termini di consumi rispetto al totale nazionale con una quota che è passata dal 27,2% del 2007 al 26,6% del 2011. Positive, invece, le dinamiche delle regioni settentrionali con quote in costante aumento sia nel Nord-Est (dal 21,8% al 22,2%) che nel Nord-Ovest (dal 30,1% al 30,6%).

Negli ultimi anni, spiega Confcommercio, si è ridotto il contributo del Sud in termini di consumi rispetto al totale nazionale con una quota che è passata dal 27,2% del 2007 al 26,6% del 2011. Positive, invece, le dinamiche delle regioni settentrionali con quote in costante aumento sia nel Nord-Est (dal 21,8% al 22,2%) che nel Nord-Ovest (dal 30,1% al 30,6%).
Alle deboli performance del Mezzogiorno si associano anche gli effetti del calo demografico registrato in quest'area (la quota della popolazione sul totale nazionale è scesa dal 36,4% del 1995 al 34,4% del 2011) che hanno determinato il protrarsi del calo dei consumi anche nel 2010. A livello di singole regioni, nel 2009 tutte fanno registrare una contrazione dei consumi in termini reali con picchi in Calabria (-4,2%), Puglia (-3,6%), Sicilia (-3,2%) e Campania (-3,0%), mentre nel 2010 solo il Nord-Est ha recuperato i livelli di consumo pre-crisi.
Al di là delle differenti dinamiche dei consumi che evidenziano una maggiore debolezza delle regioni meridionali confermando i divari territoriali presenti nel paese, a livello generale va segnalato il tentativo delle famiglie di recuperare i livelli di consumo persi nel biennio recessivo anche se le previsioni per il 2011 sull'intero territorio restano modeste con un +0,8%.

Codacons: «Preoccupano i dati della Confcommercio» - Preoccupano il Codacons le previsioni di Confcommercio sulla debolezza dei consumi a livello pro capite.
Per il Codacons «questi dati sono l'ennesima dimostrazione che sarebbe un atto criminale da parte del governo aumentare l'Iva, dato che avrebbe effetti devastanti sui consumi già bassi e ritarderebbe ulteriormente la ripresa economica».
E' «incivile che il Governo decida, con l'aumento dell'Iva, di tassare tutte le famiglie italiane, ricche e povere, con 290 euro (è questa la stangata media che deriverebbe dall'aumento dell'Iva di un punto percentuale), per graziare i politici ed i loro privilegi, eliminando quei pochissimi e già blandi interventi sugli sprechi della politica che erano stati inseriti in manovra, conservando, ad esempio, le inutili province», conclude l'associazione dei consumatori.

Adusbef e Federconsumatori: «Drammatico crollo dei consumi» - Un eventuale aumento dell'Iva porterebbe una stangata da 173 euro a famiglia. A lanciare l'allarme sono Adusbef e Federconsumatori. «I dati a dir poco tragici illustrati da Confcommercio rappresentano l'ennesimo segnale negativo di una situazione giunta ormai allo stremo», affermano le due associazioni.
Di fronte ad un crollo dei consumi «così drammatico e preoccupante, l'unica risposta che viene dal Governo è una manovra iniqua e pericolosa, che metterà in ginocchio il potere di acquisto delle famiglie, con gravissime ripercussioni sull'intero andamento economico. Particolarmente 'geniale e brillante' appare poi la trovata di aumentare l'Iva», denunciano le associazioni. «Una manovra demenziale, che rivela tutta la sfacciataggine di un governo che fa finta di dimenticare che l'Iva non si ripercuote solo sulle tasche dei cittadini, ma agisce da moltiplicatore degli introiti fiscali nel settore dei consumi petroliferi», concludono.