Banche sotto i valori del 2009 in borsa
Ad oggi tutta Piazza Affari tratta a 9,8 volte gli utili stimati per l'intero 2011, sotto 9 nel 2012
MILANO - Un mercato dalle quotazioni tirate, con valutazioni bassissime come nel caso dei titoli bancari che sono scesi al di sotto dei valori registrati nel 2008-2009, post fallimento di Lehman Brothers. L'assedio degli speculatori a Piazza Affari, con l'indice Ftse Mib che perde oltre il 20% da inizio anno, ha spinto il mercato a trattare a livelli molto bassi, creando anche opportunità per chi volesse puntare sui rendimenti 'garantiti' dai dividendi.
Ad oggi tutta Piazza Affari tratta a 9,8 volte gli utili stimati per l'intero 2011: una valutazione bassa ma che già era stata toccata nel corso dell'anno. Più rilevante, invece, il rapporto tra prezzi e utili (P/E) stimato per il 2012: gli analisti valutano il mercato sotto le 9 volte gli utili attesi. Per ritrovare una simile situazione di stress, bisogna tornare nel pieno della crisi finanziaria, a dicembre 2008, quando il mercato valeva 8 volte gli utili di quell'anno e 10 volte quelli del 2009.
Un mercato solo in apparenza meno conveniente di quello attuale. Alla fine del 2008, infatti, tutti gli analisti avevano già tagliato le stime di utili sul 2009 (cosa che invece è avvenuta solo in parte nelle previsioni sul 2012): minori utili a parità di prezzo spingono il rapporto in alto creando l'illusione di un mercato a valutazioni più alte e per questo meno appetibile.
«Ora - sostiene un analista - siamo esattamente nella stessa situazione: l'unica differenza è che a fine 2008 il taglio stime era già arrivato e il mercato sembrava più caro, mentre ora la revisione al ribasso degli utili deve ancora arrivare». Facile prevedere, quindi, che da qui a breve il mercato tratterà sopra le 9 volte gli utili del 2012, con alcuni titoli che valgono meno di quanto accaduto nel 2009.
È il caso delle banche: tutti i principali istituti di credito valgono meno di quanto valessero nel pieno dello scoppio della crisi dei mutui subprime, con l'eccezione di Unicredit, che sopra a 1 euro vale ancora circa il 50% in più dei minimi di marzo 2009.
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