23 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Clima allarmistico sui mercati

Oro «record» oltre i 1.624 dollari

Senza accordo sul deficit americano la prima economia globale rischia il default

ROMA - Il perdurare di un clima allarmistico sui mercati torna a sospingere le quotazioni dell'oro, il bene rifugio per eccellenza che ha segnato l'ennesimo record in avvio di settimana. Negli scambi elettronici sulla piattaforma del Cme Group, l'oncia d'oro è arrivata a superare quota 1.624 dollari, un nuovo massimo storico. Questo mentre dall'Europa e dalla crisi debitoria della Grecia, le paure si spostano oltre Atlantico, sugli Stati Uniti e sul concreto rischio che la prima economia globale finisca insolvente sui pagamenti. Uno scenario legato al trascinarsi di un braccio di ferro tra casa Bianca e repubblicani sulla necessità di aumentare i limiti al deficit di bilancio, già raggiunti nei mesi scorsi.

Il rischio americano - In assenza di un accordo operativo entro il 2 agosto, gli Usa si ritroveranno nell'impossibilità di provvedere a reperire i finanziamenti necessari a coprire le spese più svariate del bilancio federale. Uno scenario le cui ricadute sono imprevedibili, posto che nelle passate settimane il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke aveva messo in guardia da un ritorno in recessione, mentre il presidente degli Usa Barack Obama aveva parlato di rischi di un armageddon economico. Ad ogni modo si continua a trattare. Già nelle scorse settimane l'oro era stato ripetutamente premiato da acquisti, mentre l'allarmismo dei mercati era focalizzato sui titoli di stato della Grecia e di altri paesi dell'area euro.

Non è poi affatto detto che siano venuti meno i timori sull'Europa, nonostante l'intesa su un rafforzamento e prolungamento degli aiuti alla Grecia concordato la scorsa settimana dai leader dell'area euro. A tenere accesa la pressione contribuiscono le agenzie di rating, oggi si è fatta sentire Moody's con un nuovo pesante declassamento di rating sulla Grecia: tre gradini in meno a 'Ca', ormai poco distante dal rating che corrisponde al default. Se sospinge i prezzi dell'oro, all'opposto il clima allarmistico tende a deprimere i mercati azionari, che da stamattina sono tornati ad indebolirsi in Europa, e finisce per frenare anche i prezzi petroliferi. A Londra il barile di Brent, il petrolio del mare del Nord cede 73 cents a 117,94 dollari.

Ai fattori finanziari si aggiungono anche le dinamiche di fondo di domanda e offerta del settore aurifero. Dallo scorso anno si è invertita una decennale tendenza, che vedeva le banche centrali mondiali dismettere parte delle riserve in oro, mentre da mesi anche le istituzioni occidentali hanno smesso di vendere: le banche centrali dei paesi emergenti, come la Cina, da anni acquistano oro anche come sistema per diversificare le loro riserve valutarie. Il metallo prezioso è infatti anche uno strumento per mettersi al riparo dalle fluttuazioni sui cambi.