29 marzo 2024
Aggiornato 16:00
Nonostante la crisi e le restrizioni doganali

Esportazioni: la Cina sceglie ancora il vecchio continente

Pechino sceglie ancora l’Europa come prima destinataria delle proprie esportazioni, fiduciosa nella ripresa economica del vecchio continente

VERONA - Nel settore dell’export, la Cina conferma la propria predilezione per i paesi dell’eurozona nonostante la crisi monetaria che attanaglia l’Europa, almeno secondo quanto è emerso da uno studio condotto dall’Università di Economia e affari internazionali di Pechino (UIBE).
L’indagine, condotta su un campione di trecento aziende cinesi esportatrici e operanti soprattutto nel settore manifatturiero, ha messo in luce che il 52% di queste è ancora intenzionato a vendere i propri prodotti all’Europa.

La preferenza accordata nuovamente al continente europeo sembra essere alimentata dal «rafforzamento dell’euro sullo yuan che rende i prodotti cinesi estremamente competitivi», secondo quanto sostiene Zhang Yansheng, direttore del dell’Istituto per la ricerca economica internazionale presso la Commissione nazionale per le riforme e lo sviluppo.
Sempre Zhang Yansheng avverte tuttavia che «i cinesi devono essere molto accorti: è probabile che la crisi del debito europeo peggiori e che Bruxelles decida di adottare misure commerciali contro le importazioni cinesi».
Infatti, in passato, l’Unione europea è ricorsa più volte all’imposizione di barriere doganali contro alcune tipologie di merce proveniente dalla Cina, per fronteggiare il rischio di concorrenza sleale da parte dei prodotti cinesi.
L’ultimo episodio risale a metà maggio, quando l’Ue ha innalzato le tariffe sull’import di carta patinata cinese, provocando non pochi malumori tra i produttori coinvolti.
Queste restrizioni sui dazi di importazione non sono certamente passate sotto silenzio, infatti l’Unione europea ne ha dovuto dar conto all’Organizzazione Internazionale del Commercio, che ha definito queste misure discriminatorie e contrarie alle normative vigenti.

In realtà, ciò che preoccupa maggiormente le aziende cinesi è il graduale apprezzamento dello yuan, anzi le eventuali conseguenze legate alla rivalutazione della moneta, infatti questa potrebbe avere un notevole impatto sulle esportazioni; tuttavia, dall’indagine appena conclusa, emerge che il 57% delle imprese intervistate non crede che si verificheranno gravi problemi operativi, per quanto il 75% sia consapevole dell’impatto che comporterebbe il crescente apprezzamento dello yuan.
Il processo di apprezzamento della moneta cinese è iniziato nel 2008 quando questa è stata vincolata al dollaro; poi in conseguenza della crisi finanziaria globale, nel giungo del 2010 la Banca centrale di Pechino ha adottato un tasso di cambio più flessibile e da allora lo yuan si è rivalutato sulla moneta americana di circa il 6,5%.
Per quanto questi processi comportino cambiamenti nel sistema economico cinese, per il 72% degli intervistati, l’aumento del costo delle materie prime, dell’energia e del lavoro rappresenta un’ulteriore grande sfida da affrontare come sono state affrontate tutte le altre avventure che hanno portato la Cina a diventare una potenza economica.