18 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Cresce l'industria

La produzione agricola rimane «piatta»

Secondo la Cia, anche a inizio anno l’andamento del settore primario resta stagnante. Pesano i costi produttivi in costante aumento

ROMA - Mentre l’industria ingrana la ripresa, l’agricoltura italiana arranca sotto il peso dei costi in continuo aumento e dei prezzi sui campi non ancora remunerativi. Così, se l’Istat addirittura rivede al rialzo il dato medio annuo sulla produzione industriale nel 2010 (portandolo a più 6,4 per cento dal più 5,3 per cento), il settore primario chiude l’anno in calo, con una produzione complessiva stimata tra il meno 0,6 e il meno 1 per cento. Colpa della flessione delle coltivazioni vegetali (meno 2,1 per cento), «mitigata» solo in parte dall’espansione delle produzioni zootecniche (più 1,7 per cento). Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando i dati diffusi oggi dall’Istituto nazionale di statistica.

Anche le prospettive per il 2011 non sono molto buone - continua la Cia -. Se a febbraio la produzione industriale mette a segno un aumento dell’1,4 per cento sul mese e del 2,3 per cento sull’anno, l’andamento della produzione agricola resta piatto, stagnante. Analizzando i dati Ismea relativi al primo trimestre 2011, si evince che le aziende impegnate nelle coltivazioni erbacee (ortaggi, cereali, legumi e colture industriali) non prevedono sostanziali variazioni delle rese produttive rispetto agli ultimi tre mesi del 2010, fermandosi a un misero meno 0,07 per cento. Stessa situazione per gli allevatori: l’indice sintetico relativo alle consegne per la macellazione dovrebbe rimanere pressappoco invariato a meno 0,07 per cento. Solo la produzione di latte è attesa in aumento, anche se soltanto dello 0,16 per cento.

Questo vuol dire - osserva la Cia - che l’agricoltura non cresce, resta immobile, «zavorrata» soprattutto dall’incremento dei costi produttivi che solo a febbraio sono saliti del 4,9 per cento annuo, spinti in avanti dal «boom» dei mangimi (più 19,3 per cento) e dal caro-carburanti (più 6,5 per cento).
Ma la situazione «critica» sul fronte produzione -aggiunge la Cia- è resa evidente anche dai dati pubblicati dall’Istat sulle intenzioni di semina 2010-2011: quest’anno c’è un netto aumento (pari al più 19,1 per cento) dei terreni lasciati a riposo. Nella maggior parte dei casi la decisione di non seminare è dipesa proprio dal «fattore costi», soprattutto visto che oggi i prezzi di mercato, caratterizzati da una crescente volatilità, non riescono a compensare gli oneri da fronteggiare.
Ecco perché ora è tempo di dire basta alle chiacchiere -conclude la Cia-. E’ giunto il momento di pensare ad aiuti concreti al settore primario. L’agricoltura è vitale ma adesso non ce la fa più da sola. C’è bisogno di un nuovo progetto di sviluppo e competitività, di misure tempestive e realmente efficaci di sostegno, a partire dal fronte fiscale e burocratico.