Armani: difendiamo il «made in italy» dagli stranieri
Il guru della moda auspica una maggiore integrazione fra le imprese del Paese
ROMA - «Mi piacerebbe che le aziende italiane rimanessero italiane e si organizzassero in modo tale da non aver bisogno di un acquirente straniero», afferma Giorgio Armani il quale aggiunge: le cessioni «mi rattristano un po'», ma «anche l'Italia può competere».
Secondo l’industriale-stilista «E' necessario prendere atto che i cambiamenti subiti in questi anni dall'economia hanno avuto importanti ripercussioni anche sul mercato del lusso». Armani sostiene inoltre che «alcune aziende hanno perso in solidità economica o nella capacità di soddisfare il sempre più esigente mercato azionario».
MI HA RATTRISTATO LE VENDITA AI FRANCESI DI BULGARI - In un'intervista al CorrierEconomia, Armani spiega che questo sta aprendo le porte «all'acquisizione da parte di grossi gruppi stranieri» come nel caso di Bulgari. «Mi piacerebbe - aggiunge - che le aziende italiane rimanessero italiane e si organizzassero in modo tale da non aver bisogno di un acquirente straniero». Le cessioni «mi rattristano un po'», ma «anche l'Italia può competere», afferma.
«Prima di guardare all'estero - conclude lo stilista - devo assicurarmi che i nostri marchi continuino a essere bene aggregati tra loro».
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