19 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Dossier nucleare

Il Governo prende tempo e rassicura le Regioni

Il Sottosegretario Saglia: «No a siti nei territori contrari». Esecutivo: «Non si torna indietro, avanti con l'Unione Europea»

ROMA - Governo in affanno sul nucleare, diviso fra la volontà di non tornare indietro e la frenata europea che impone necessariamente una riflessione che abbia come priorità la sicurezza dei cittadini. A sollevare i dubbi dell'esecutivo - che adesso prende tempo e annuncia la volontà di andare avanti di concerto con la Ue - soprattutto il referendum di giugno e il rischio che a prevalere sia la contrarietà degli italiani all'atomo. Intanto, dopo la tragedia in Giappone si è rinsaldato il fronte del 'no' ai nuovi impianti, con in testa i governatori a cui si sono aggiunti anche diversi esponenti della maggioranza. A tranquillizzare le Regioni è intervenuto il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, assicurando che le centrali non verranno costruite nel territorio di chi negherà il suo assenso.

Saglia ha tuttavia ribadito l'intenzione dell'esecutivo di non tornare indietro, mentre il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo ha garantito che si andra avanti di concerto con la Ue e che non verrà presa nessuna decisione sull'onda emotiva che possa in alcun modo mettere a rischio la salute e la sicurezza degli italiani. Sulla stessa linea il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, che dopo aver dichiarato a caldo nei giorni scorsi che «è inimmaginabile tornare indietro sul nucleare» ha posto l'accento sulla necessità di coordinarsi con Bruxelles perchè la priorità adesso è la sicurezza dei cittadini europei.

Il governo italiano, ha detto Saglia, andrà avanti sulla strada del ritorno al nucleare, ma «non si potranno realizzare le centrali nucleari nelle regioni che si esprimeranno negativamente sulla localizzazione degli impianti nel loro territorio». Tuttavia, Saglia ha precisato che non è questo «il momento più opportuno per modificare le decisioni di politica energetica» sull'onda dell'emozione di quanto accaduto in Giappone. Dello stesso avviso il ministro Prestigiacomo che ha affermato che il tema della sicurezza nucleare «non è più regionale, nazionale, o dei singoli Stati» ma è una questione che «va discussa a livello europeo». E ha assicurato: «la priorità del governo è la salute e la sicurezza dei cittadini. Non prenderemo mai decisioni che possano metterle a rischio. E' sbagliato e irresponsabile assumere decisioni sull'onda emozionale».

D'accordo con Prestigiacomo anche il ministro Romani che, pur ribadendo la sua posizione favorevole nei confronti del nucleare, ha ammesso che all'ordine del giorno c'è il problema sicurezza. «Dobbiamo essere sicuri che le centrali esistenti in Europa, circa 150, garantiscano la sicurezza dei cittadini europei. Il problema è internazionale, è europeo: noi intendiamo coordinarci con gli altri paesi europei». In particolare, in vista del referendum il titolare del dicastero di via Veneto ha precisato che «vanno date informazioni precise e rigorose alla pubblica opinione che deve sapere esattamente cosa è successo in Giappone in modo che le decisioni non siano figlie della pancia o delle emozioni ma di informazioni precise».

Tornando alle Regioni, la Cassazione poco più di un anno fa aveva stabilito che per la costruzione di un impianto nucleare, lo Stato ha l'obbligo di chiedere un parere alle Regioni interessate, parere però 'non vincolante' rispetto alla decisione, mentre alla fine dell'anno scorso la Consulta aveva bocciato le leggi regionali con cui Puglia, Calabria e Campania avevano vietato il nucleare nel loro territorio, legiferando in una materia che è specifica competenza del governo centrale.