19 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Pari opportunità

In Germania madri lavoratrici contro madri mammone, è scontro

In un libro giornalista attacca: «Dato che sono fondamentalmente insoddisfatte della loro vita rendono la vita difficile alle madri lavoratrici»

BERLINO - Ci sono sicuramente due razze di madri: quelle lavoratrici e quelle che rendono la vita difficile alle mamme che lavorano. Queste ultime, in Germania troppo facilmente etichettate come «Rabenmuetter», «madri corvo», cioè madri «snaturate», cominciano a ribellarsi. A cappeggiare la rivolta è la scrittrice e giornalista economica Anette Dowideit, che nel suo libro «Il mio lavoro, mio figlio, il mio capo, mio marito e me - training di sopravvivenza per madri lavoratrici» (Mein Job, mein Baby, mein Chef, mein Mann und ich - Ueberlebenstraining fuer berufstaetige Muetter), ha denunciato la «Mafia delle madri» e dispensato consigli su come cavarsela al meglio.

Chi sono queste madri «fondamentaliste»? «Tutte quelle donne che in Germania rinunciano al loro lavoro, che sono solo a disposizione del figlio, perchè viene loro il panico a perdere qualcosa nell'educazione dei figli - ha attaccato Dowideit, intervistata da Bild - invece di andare a lavorare o di seguire altri interessi, cucinano per ore dei menu completi o frequentano i corsi di inglese per i più piccoli. Dato che sono fondamentalmente insoddisfatte della loro vita - ha proseguito la giornalista - rendono la vita difficile alle madri lavoratrici».

Dowideit sa quello che dice, perchè l'ha vissuto sulla sua pelle. Quella volta che si è azzardata a portare il figlio con sè in un viaggio di lavoro, ha dovuto dare spiegazioni a un'amica, una dottoressa che aveva lasciato il lavoro per seguire i suoi tre figli: «Ma non è che gli procuri un danno irreparabile», le aveva detto.

La «casta delle madri» è ovunque. Al parco queste donne guardano male chi estrae un vasetto di omogeneizzati e sono pronte a sgridare la collega che non prepara cibi freschi. Non perdonano e sono in grado di acciuffare la madre lavoratrice anche in ufficio, suo ultimo rifugio. Per esempio nelle vesti della madre di tre figli, ex sostenitrice dell'allattamento a richiesta, la cui prole nel frattempo va a scuola. Perchè?: «Forse per noia o invidia, perchè vorrebbero andare volentieri a lavorare? Voglia di valorizzarsi che si esprime in saccenteria? Frustrazione che non sanno come sfogare?», ha replicato la scrittrice. Di fronte a queste «accuse» bisogna mantenere la calma, è il suo consiglio: «Tenete sempre a mente un paio di statistiche. Per esempio: un bimbo che va al nido ha il 50% di probabilità di farcela più tardi al liceo. I bambini che restano a casa con 'mami' solo il 30».