UE: Forniture gas importanti per Tripoli, non per l'Europa
Il portavoce dell'Esecutivo Ue Oliver Bailly: «Valgono il 55% del loro Pil, ma per noi non sono essenziali»
BRUXELLES - Non ci sono le condizioni perché la Libia possa esercitare un «ricatto» economico sull'Europa, chiudendo i rubinetti del gas: è quanto, in sostanza, ha concluso la Commissione europea durante la sua riunione di stamattina, a Bruxelles, in cui il presidente, José Manuel Barroso, l'Alto rappresentante per la Politica estera comune, Catherine Ashton, e gli altri commissari hanno discusso della situazione in Libia e nel resto del Nordafrica. Lo ha riferito, durante una conferenza stampa, il portavoce dell'Esecutivo Ue Oliver Bailly.
55% DEL PIL - Nella riunione, ha detto, «si è parlato della questione dei rapporti di forza economici» fra l'Ue e Tripoli. «In termini di energia, mentre alcuni Stati membri ricevono una parte poco importante e non essenziale dei loro approvvigionamenti di gas dalla Libia (per esempio l'Italia il 12%), il 55% del Pil libico dipende dalle importazioni di gas nell'Ue».
«Bisogna verificare, insomma, chi ha più interessi in gioco, quando si parla di sospensione delle forniture di gas libico verso l'Ue», ha osservato Bailly, ricordando che la «discussione strategica sui rapporti di forza» rientra nel dibattito in corso sulle eventuali misure e sanzioni da prendere nei confronti del regime di Gheddafi «per far cessare le violenze al più presto possibile».
Alle domande dei cronisti sulla situazione relativa alle importazioni di petrolio libico, il portavoce ha detto di non avere dati comparabili a quelli per il gas.
- 23/09/2016 Putin prepara lo scacco matto (energetico) all'Ue
- 14/09/2016 Dal North Stream2 al Turkish Stream, nel rebus dei gasdotti vince l'alleanza Mosca-Ankara
- 25/08/2016 Biden «boccia» il gasdotto Nord Stream 2, ma Mosca e Berlino vanno avanti
- 27/07/2016 Snam, calano i profitti. Pesa la revisione delle tariffe