19 aprile 2024
Aggiornato 22:00
A dicembre 2010 cresce dell’11,5%

Consumi: il “bio” non conosce crisi

Mentre l’alimentare tradizionale segna il passo, chiudendo lo scorso anno a meno 0,6 per cento, il biologico si appresta ad archiviare il 2010 con aumenti superiori al 10 per cento

ROMA - La crisi economica non ferma l’ascesa inarrestabile del biologico. Se i consumi alimentari «convenzionali» tirano il freno (meno 0,6 per cento nel 2010), il segmento «bio» continua la sua corsa, mettendo a segno un incremento del 12,1 per cento solo tra gennaio e ottobre. E le stime sul totale dell’anno lasciano presupporre una crescita comunque superiore al 10 per cento. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in occasione di «Biofach 2011», la fiera del biologico che si tiene a Norimberga fino al 19 febbraio.
Soltanto nel mese di dicembre -rilevano la Cia e la sua associazione per l’agricoltura biologica Anabio - i consumi «bio» hanno registrato un incremento dell’11,5 per cento. Una tendenza destinata a consolidarsi anche nel primo scorcio del 2011, complice anche l’allarme diossina scoppiato in Germania su uova, polli e carne di maiale. Proprio le uova biologiche, infatti, hanno segnato dall’inizio dell’anno una crescita dell’8 per cento, anche se a trainare la spesa biologica resta ancora il comparto dei cereali e derivati (con aumenti oltre il 15 per cento), il settore lattiero-caseario (più 11 per cento) e l’ortofrutta fresca e trasformata (più 5 per cento).

In realtà, il trend positivo del biologico prosegue da almeno tre anni. Nel 2008 e 2009, nel pieno della crisi, il segmento è cresciuto rispettivamente del più 5,2 per cento e del più 6,9 per cento. Inoltre -continua la Cia- anche se il consumo dei prodotti «bio» resta fortemente sbilanciato nei territori dell’Italia settentrionale (la cui incidenza sugli acquisti totali supera il 70 per cento), ora comincia a crescere anche al Sud. Solo in Sicilia, nei primi tre trimestri del 2010, i consumi biologici sono aumentati del 25,3 per cento.
In più, se nel passato la spesa «bio» era praticamente circoscritta alle famiglie poco numerose -osservano la Cia e l’Anabio- nella variazione 2009/2010 dell’incidenza percentuale degli acquisti, le famiglie con tre componenti hanno registrato un più 7,4 per cento mentre l’incidenza delle famiglie con quattro o cinque componenti è stata nello stesso periodo pari a più 29,5 per cento. Questo dato, alla luce di una congiuntura economica ancora negativa, indica una profonda modifica nel comportamento degli italiani verso i consumi.
Con questi dati è quindi facile capire il successo di fiere come «Biofach» -conclude la Cia-. Per l’Italia si tratta di vetrine eccezionali che ci offrono la possibilità di occupare un ruolo di primo piano a livello internazionale. D’altronde, nel nostro Paese si trova un terzo delle imprese biologiche europee, con una superficie coltivata a «bio» pari a oltre un milione e 200 mila ettari.