Allevatori e trasformatori pugliesi si alleano
Coldiretti e CNA: «Per una filiera lattiero-casearia tutta italiana difendiamo la trasparenza»
BARI - Da mesi si registrano fenomeni distorsivi del mercato dei prodotti lattiero-caseari pugliesi.
La COLDIRETTI e la CNA-Associazione Trasformatori Lattiero-Caseario, Associazioni che rappresentano una filiera così significativa, hanno deciso di allearsi per contrastare tali fenomeni.
Il mercato lattiero-caseario conta su una produzione nazionale di 110.000.000 quintali, con un import pari a 86.000.000 quintali. In Puglia la produzione è di 3.476.000 quintali di latte e l’import è pari a 1.563.339 quintali. L’import è costituito, prevalentemente, da prodotti semi-lavorati: cagliate, polvere di latte, caseine, caseinati e altro, utilizzati per produrre finte mozzarelle ‘Made in Puglia’.
«Oltre all’inganno a danno dei consumatori – ha denunciato il Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni - si tratta di concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco. Infatti, per produrre un chilogrammo di mozzarella «taroccata» si sostengono costi per la materia prima di almeno 3,5 euro/kg, mentre il prezzo al pubblico di un kg di mozzarella vaccina di qualità non dovrebbe essere inferiore ai 7,5/8 euro/kg. Al danno si aggiunge la beffa: alcuni soggetti della filiera, già da alcuni mesi, stanno ‘svendendo’ e deprezzando la vera mozzarella pugliese, offrendola a prezzi stracciati sugli scaffali della distribuzione organizzata, fin’anche a 3 euro al chilogrammo. La dimensione del fenomeno, in costante crescita, minaccia gli allevatori, i caseifici e i consumatori».
Gli allevatori non riescono più a coprire i costi di produzione, mentre i consumatori pagano sempre di più i prodotti lattiero-caseari. Altrettanto grave il danno arrecato ai caseifici pugliesi che hanno scelto la strada della trasparenza e della qualità.
«Sono necessarie regole di mercato trasparenti sulle produzioni lattiero-casearie, al fine di consentire agli anelli della filiera finora più penalizzati di avere un’equa remunerazione, un giusto prezzo e ai consumatori la garanzia di quello che mangiano! È volontà di COLDIRETTI e CNA - Associazione Trasformatori Lattiero-Caseari di tracciare un percorso – ha precisato Giuseppe Riccardi, Segretario della CNA di Bari - fondato sulla qualità della produzione lattiero casearia del territorio, finalizzato alla sua tutela, valorizzazione e promozione, che deve sostenere le imprese agricole e quelle della trasformazione, rendendole protagoniste in un sistema che generi economia a tutto l’indotto e le faccia apprezzare dal consumatore».
Per queste ragioni, le due Associazioni che rappresentano una filiera così significativa, hanno deciso di allearsi per contrastare fenomeni distorsivi del mercato, rendendo ancora più forte ed efficace la collaborazione con gli organismi di controllo e avvalendosi degli strumenti messi a disposizione della Legge sull’etichettatura approvata dalla Commissione Agricoltura della Camera il 18 gennaio scorso.
La legge rende obbligatoria - al fine di assicurare ai consumatori una completa e corretta informazione sulle caratteristiche dei prodotti alimentari commercializzati, trasformati, parzialmente trasformati o non trasformati, nonché al fine di rafforzare la prevenzione e la repressione delle frodi alimentari - l’indicazione del luogo di origine o di provenienza e, in conformità alla normativa dell’Unione europea, dell’eventuale utilizzazione di ingredienti in cui vi sia presenza di organismi geneticamente modificati (OGM), in qualunque fase della catena alimentare, dal luogo di produzione iniziale fino al consumo finale.
Per i prodotti non trasformati il luogo d’origine riguarda il paese di produzione. Per quelli trasformati dovranno essere indicati il luogo dove è avvenuta l’ultima trasformazione sostanziale e il luogo di allevamento della materia prima agricola prevalente utilizzata. Il testo prevede che l’origine degli alimenti sia indicata obbligatoriamente in etichetta e non possa essere omessa nella comunicazione commerciale, per non indurre in errore il consumatore. Quindi, bandite le pubblicità ingannevoli che, rievocando il territorio, spacciano per ‘Made in Puglia’ prodotti di dubbia origine e qualità provenienti da migliaia di chilometri di distanza.
Le aziende zootecniche in provincia di Bari sono 2.312, con 85.000 capi bovini allevati per la produzione di 1,47 milioni di quintali di latte vaccino e la conseguente produzione di prodotti caseari di tutto prestigio come ‘il Fior di Latte’, la burrata, il cacioricotta, il caciocavallo ecc., per un fatturato di oltre 130 milioni di euro.