24 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Vertenza Mirafiori

Marchionne alla Camusso: cambiare modo di lavorare non è un insulto

A.d. da Detroit: «Nuovo modo non è mancanza affetto. Chi perde il referendum accetti la sconfitta»

DETROIT - «Se l'insulto significa introdurre un nuovo modello di lavorare in Italia, mi assumo le mie responsabilità se lo vogliamo chiamare insulto, ma non lo è». Lo ha detto l'amministratore delegato di Chrysler e Fiat Sergio Marchionne, parlando a margine del Salone dell'Auto di Detroit e rispondendo al segretario generale della Cgil Susanna Camusso.
Marchionne ha affermato che sta cercando di «cambiare una serie di relazioni che storicamente hanno guidato il sistema italiano» e «non si può confondere questo con un insulto all'Italia», ha sottolineato aggiungendo che «il vero affetto è cercare di fare crescere le persone».

«Chi perde accetti la sconfitta» - Nel momento in cui c'è una votazione ed emerge un vincitore, chi ha perso deve accettare la sconfitta. «In qualsiasi società civile quando la maggioranza esprime un'opinione, la minoranza ha perso, anche con il 51%, è un concetto di civiltà comune», ha detto l'amministratore delegato di Chrysler e Fiat Sergio Marchionne, parlando del referendum sull'accordo di Mirafiori del 13 e 14 gennaio.
«Se vince il sì venerdì, ha il vinto il sì e il discorso è chiuso, non possiamo fare le votazioni 50mila volte, nessuno vuole perdere, ma quando ha perso ha perso. Quando si perde si perde, io ho perso tantissime volte in vita mia, sono stato zitto e sono andato avanti, non ho reclamato», ha affermato.