2 maggio 2024
Aggiornato 14:30
Lo scontro

Fini: la Fiat salvata dallo Stato

Bersani: «Non diventeremo cinesi, serve patto sociale». Bondi: «Problemi veri». Cicchitto: «Passo più lungo della gamba». Idv: «Indegno»

ROMA - «Paradossale» anche perché si dimostra «più canadese che italiano». Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, boccia il Marchionne-pensiero sulla Fiat che «senza l'Italia farebbe meglio». Ma le parole dell'ad del Lingotto creano fermento in tutto il panorama politico, tanto che si registrano posizioni diverse anche all'interno degli stessi schieramenti.
A giudizio della terza carica dello Stato, Marchionne «ha detto una cosa naturale per il top manager canadese».
«Ma è un po' paradossale - sottolinea - che la dica l'amministratore delegato della Fiat, Fabbrica Italiana Automobili Torino, perché se la Fiat è un grande colosso lo deve al fatto che è stato per grandissimo tempo il contribuente italiano, lo Stato, a impedire alla Fiat di non affondare».

Anche il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, prende le distanze dal numero uno del Lingotto, sebbene con accenti meno netti di quelli di Fini. «Esiste un problema dell'auto - osserva - ma dipende da quale è il modello che abbiamo in testa, se la Cina o la Serbia o la Germania, la Francia e la Spagna. Io dico che dobbiamo avere in testa l'Europa e per farlo serve un patto sociale». Una posizione, quella di Bersani, che non coincide con quella del sindaco Pd di Torino, Sergio Chiamparino, secondo il quale «i dati di cui parla Marchionne sono incontestabili».

Ma anche nel Pdl si registrano letture diverse. Se infatti il coordinatore, Sandro Bondi, invita a riflettere sui «problemi veri» posti dall'Ad di Fiat e il portavoce del partito, Daniele Capezzone sollecita a «guardare la luna e non il dito», il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto è convinto che Marchionne abbia fatto «il passo più lungo della gamba» e che «posizioni estreme da parte della Fiat possono dar vita a reazioni estreme da parte dei sindacati».

Netta è invece la presa di posizione della Lega. Il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, accusa il manager del Lingotto di avere «la memoria corta sugli aiuti di Stato». Altrettanto critica la posizione del leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, secondo cui Marchionne ha usato parole «offensive e indegne». Non la pensa così Pier Ferdinando Casini. Per lui, infatti, l'ad di Fiat «dice una cosa sacrosanta». «Vorrei dargli torto - aggiunge - ma non posso farlo, visto la perdita di competitività del nostro Paese e la grande angoscia in cui versano i giovani migliori che spesso sono costretti ad andare all'estero».