2 maggio 2024
Aggiornato 18:30
Crisi economica

Bankitalia: nodi strutturali irrisolti

Visco: «Serve più concorrenza. Altro problema rilevante sono le piccole dimensioni delle imprese. Boom precari fa diminuire produttività lavoro»

ROMA - La scarsa concorrenza del sistema e le piccole dimensioni delle imprese sono due dei principali ostacoli «strutturali» al pieno sviluppo dell'economia italiana. Lo ha sottolineato il vicedirettore generale della Banca d'Italia, Ignazio Visco, secondo cui nell'uscita dalla crisi «molti nodi strutturali rimangono insoluti».
«In un saggio dell'inizio degli anni Novanta - ha spiegato Visco intervenendo a un convegno di Confindustria a Genova - si individuava nel modesto sviluppo quantitativo e qualitativo delle attività terziarie, risultato di un deficit di concorrenza, uno dei potenziali ostacoli alla piena partecipazione dell'Italia al processo di integrazione europea» e analisi di Bankitalia «hanno confermato questa valutazione».
«Un secondo fattore rilevante - ha aggiunto il vicedirettore - è costituito dalla ridotta dimensione delle imprese italiane, che sempre più si rivela un freno allo sviluppo, alla luce dei cambiamenti dell'economia mondiale: difficilmente le piccole imprese possono sfruttare le economie di scala generate dall'internazionalizzazione e dall'innovazione».

PRECARI E PRODUTTIVITÀ - La crescente diffusione di contratti a termine ha effetti negativi sulla produttività del lavoro. Lo ha affermato il vicedirettore generale della Banca d'Italia, Ignazio Visco, secondo cui «le riforme che hanno accresciuto la flessibilità nell'impiego del lavoro hanno facilitato un aumento dell'occupazione e una riduzione della disoccupazione. Ma ciò è avvenuto in parte rilevante con un maggior ricorso ai contratti a termine, che hanno reso più segmentato il mercato del lavoro e hanno alla lunga effetti negativi sulla produttività del lavoro e la profittabilità».
«Soprattutto - ha aggiunto Visco intervenendo a un convegno di Confindustria a Genova - in assenza di decisi progressi sul fronte della concorrenza e della riduzione di protezioni e di rendite di varia natura, l'abbassamento delle retribuzioni d'ingresso dei più giovani ha consentito di allungare i tempi dell'aggiustamento del settore produttivo necessari per rispondere alle sfide della globalizzazione e della rivoluzione tecnologica».