28 marzo 2024
Aggiornato 12:00
Protesta pastori

30 % di allevamenti in meno in 10 anni

Coldiretti: «L’allarme lanciato dai pastori giunti per la prima volta a Roma per sostenere gli interventi per salvare un patrimonio unico»

ROMA - Sono calati del 30 per cento gli allevamenti di pecore negli ultimi dieci anni in Italia dove la crisi in atto rischia di decimare irrimediabilmente i circa 70mila allevamenti rimasti che svolgono un ruolo insostituibile per l’ambiente, l’economia, il turismo e la stabilità sociale del territorio. E’ questo l’allarme lanciato dai pastori giunti per la prima volta a Roma per sostenere insieme al presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini la piattaforma di interventi per salvare un patrimonio unico del Made in Italy al Ministero delle Politiche Agricole. Un migliaio di pastori - sottolinea la Coldiretti - sono giunti da Sardegna, Lazio, Toscana, Sicilia, Umbria e altre Regioni italiane per passare dalla protesta alla proposta con la richiesta di iniziative sul piano politico-istituzionale e su quello del mercato, dove il latte viene sottopagato dalle industrie a livelli insostenibili per gli allevatori. «No pecore no party, senza la pastorizia la Sardegna muore», «Industriali come lupi strangolano pastori», «Allevamenti Ko: il prezzo non è giusto» e «subito l'etichetta di origine» sono alcuni degli slogan scritti negli striscioni che sono sostenuti dai manifestanti della Coldiretti che hanno adottato come mascotte un piccolo agnellino ed offerto gustoso pecorino, frutto del proprio lavoro, ai passanti.

Sveglia alle 5 del mattino per la prima mungitura che sarà ripetuta nel pomeriggio per ottenere con ogni pecora circa un litro di latte al giorno che viene pagato fino a 60 centesimi al litro con un calo del 25 per cento rispetto a due anni fa e ben al di sotto dei costi di allevamento si avvicinano all’euro. E non va meglio per la lana con i costi di tosatura e di smaltimento che superano notevolmente i ricavi o per la carne quando solo a Pasqua - riferisce la Coldiretti - quella venduta dall’allevatore a circa 4 euro al chilo viene rivenduta dal negoziante a 10-12 euro al chilo. Sta in questa contraddizione con la mungitura di una pecora che vale molto meno di una tazzina di caffè la ragione della mobilitazione promossa dalla Coldiretti che sottolinea come in queste condizioni la maggioranza dei 70mila allevamenti di pastori saranno costretti a chiudere.

Nell’ultimo quinquennio la produzione nazionale di latte ovicaprino ha evidenziato una tendenza al calo a causa di una progressiva perdita di redditività degli allevamenti con la remunerazione del latte che ha seguito un trend negativo negli ultimi cinque anni. L’allevamento ovicaprino - sottolinea la Coldiretti - è un’attività che, concentrata nelle zone svantaggiate, è ad alta intensità di manodopera. Il settore ha registrato un incremento dei costi, in particolare per il combustibile, l’elettricità e i mangimi, determinando una ulteriore pressione sul settore che già versa in una situazione critica sul piano della competitività. Preoccupante è la flessione costante dei consumi nazionali dei prodotti ovicaprini. Anche nel mercato estero, le scarse strategie di difesa dell’immagine dei prodotti tipici italiani porta a sostituire l’acquisto del Pecorino Romano (95 per cento dell’export di formaggi ovicaprini) con prodotti simili provenienti da altri concorrenti stranieri. Inoltre, l’eccessiva dipendenza dall’export di un singolo prodotto (Pecorino Romano) su un unico mercato (Stati Uniti) rende estremamente vulnerabile tutta la filiera, come dimostra l’andamento negativo delle vendite durante l’ultimo quinquennio. Da evidenziare, infine, la crescente importazione nell’Unione Europea di carne ovina che esercitano una pressione al ribasso sul prodotto nazionale per la mancanza dell’obbligo di indicare l’origine in etichetta che - conclude la Coldiretti - consente di spacciare come nazionale la carne importata.

LA PASTORIZIA ITALIANA IN CIFRE
• 70 MILA ALLEVAMENTI (- 30% in 10 anni);
• 7,1 MILIONI DI PECORE;
• 6,7 MILIONI DI QUINTALI DI LATTE PRODOTTO ALL’ANNO di cui 4,8 milioni consegnati per la trasformazione nei caseifici privati o cooperativi (La prima regione di allevamento in Italia è la Sardegna con 3,2 milioni di quintali latte consegnati, la Toscana con 700.000 quintali il Lazio con 420.000 quintali e la Sicilia con 180.000 quintali);
• 60 CENTESIMI AL LITRO PAGATI AGLI ALLEVATORI IN SARDEGNA;
• UN LITRO DI LATTE AL GIORNO DI PRODUZIONE MEDIA GIORNALIERA PER PECORA.
Fonte: Elaborazioni Coldiretti