Il Quirinale e la manovra: chiarimenti in corso con il governo
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ROMA - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso, secondo quanto si apprende in ambienti del Quirinale, alcune osservazioni al Governo sul decreto che contiene la manovra economica e che è stato sottoposto ieri alla sua attenzione. Su questo sono in corso chiarimenti e approfondimenti col Governo.
Il capo dello Stato ha avanzato e rimesso alla valutazione dell'esecutivo una serie di osservazioni su delimitati aspetti di sostenibilità giuridica ed istituzionale del provvedimento. Tutto ciò, si fa osservare negli stessi ambienti, fermo restando che l'esecutivo ha l'esclusiva responsabilità degli indirizzi e del merito delle scelte di politica finanziaria, sociale ed economica.
Da un lato il mondo della Giustizia, dall'altro quello della cultura. Due emisferi che raramente si toccano ma che in questi giorni sono uniti da un comune denominatore: i «tagli» contenuti nella manovra economica del governo e le proteste contro le decurtazioni di fondi. Sul fronte giustizia, i 'destini' di magistrati e personale generico sono appesi all'incontro di domani mattina tra i vertici dell'Anm e del Comitato Intermagistrature e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Per quanto riguarda invece la cultura, a prendere parola è Farefuturo, la fondazione presieduta da Gianfranco Fini, che dà voce al malcontento per i tagli subiti dal settore.
ANM - Sostanzialmente simili le rivendicazioni delle due categorie. Per il segretario dell'Anm, Giuseppe Cascini, la manovra economica del governo, che vede «inaccettabili penalizzazioni. E' assurdo che un magistrato che guadagna 150.000 se ne veda decurtati dalla manovra soltanto 2.000 e uno che ne guadagna 70.000 debba contribuire alla soluzione della crisi economica con 20.000», secondo Cascini in funzione del blocco dei primi aumenti automatici di stipendio, «che sono i più consistenti e avvengono nei primi 15 anni di carriera».
Il «rammarico» di Bondi - Dall'altro lato, Il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi è «rammaricato» per non aver potuto dire la sua su quali interventi fare per tagliare le spese nel settore della cultura in occasione del varo del decreto sulla manovra economica. «Sono convinto da tempo della necessità di ridurre gli sprechi e riorganizzare interamente la cultura italiana. Perciò mi sono trovato in totale sintonia con la decisione del ministro Tremonti e dell'intero Governo di procedere ad un taglio dei fondi anche della cultura. Avrei voluto tuttavia poter concertare dove intervenire e in che modo farlo per ridurre le spese. Mi rammarico che ciò non sia avvenuto».
Farefuturo - Solidale con il ministro, ma molto più critico con il governo, il periodico online di Farefuturo. «Non è possibile, non è giusto, che sul mondo del sapere e della ricerca, un comparto che per il nostro paese riveste un'importanza del tutto particolare, si abbatta la scure dei tagli così, indiscriminatamente e senza alcun tipo di discussione preliminare. Senza spazi di riflessione, di confronto, anche all'interno dello stesso ministero. Che sia tempo di sacrifici - si legge su Ffwebmagazine, periodico online della Fondazione Farefuturo - nessuno lo mette in dubbio. E condividiamo tutti l'esigenza di profonde riforme della cultura come quella delle fondazioni liriche ora in Parlamento, e condividiamo tutti l'esigenza di una manovra che impone sacrifici a tutti. Ma attenzione ai tagli indiscriminati alla cultura. Soprattutto se nella lista dei 232 istituti «tagliati», ci sono anche alcune vere e proprie punte di eccellenza italiana riconosciute da tutto il mondo».