29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
Lo scontro nel PdL

I «finiani» aspettano la manovra del Governo

Prima sfida per arginare la Lega. Moffa: «Occhio a Sud e fare riforme». Briguglio: «Abolire le province»

ROMA - Una manovra 'lacrime e sangue', tagli per gli stipendi dei parlamentari e sacrifici per tutti, in modo da fronteggiare la crisi. Se la Lega, per bocca di Roberto Calderoli e forte del rapporto privilegiato con Giulio Tremonti, prepara il Paese allo scoglio pre-estivo da 20-25 miliardi, c'è chi proverà a far pesare anche su questo tema il peso di una componente battezzata da poche settimane, quella che fa capo al presidente della Camera Gianfranco Fini. Proprio loro, i finiani, sono intenzionati a incidere sul dibattito politico e parlamentare per modulare la manovra in modo da evitare che si accentui lo squilibrio tra Nord e Sud del Paese e si accompagnino i tagli a riforme per il rilancio. E questa dialettica, è prevedibile, comporterà anche inevitabili tensioni.

Un finiano come Silvano Moffa, Presidente della Commissione Lavoro, la mette giù così: «Vista la situazione, la manovra è assolutamente inevitabile. Occorre naturalmente che il peso maggiore di questo sforzo non finisca sulle fasce più deboli della popolazione e che non si aumentino le distanze tra le diverse aree del Paese, evitando fratture. Insomma, occorre tener conto del ritardo del Sud. Anche qui si misurerà la capacità del governo e del Pdl di avere senso dell'equilibrio, evitando fratture». Ma non basta. Per Moffa è necessario che pur in un momento di «grandi ristrettezze economiche» si «affronti il tema del riposizionamento competitivo del sistema Paese: è questo il momento di fare le riforme, bisogna accompagnare la manovra con quelle riforme necessarie per intercettare in seguito il momento migliore della ripresa».

Non è un mistero, negli ambienti finiani, che proprio sulla manovra si giocherà una partita decisiva per la tenuta del governo e della maggioranza. Come spiega un altro finiano, «lì si giocherà una sfida decisiva», anche per «contrastare lo strapotere leghista e riempire di contenuti l'azione del Pdl, come chiesto a più riprese da Fini». Certo, l'ex leader di An ancora ieri ha giurato: non ci saranno imboscate parlamentari. E però è probabile che il peso della nuova componente, almeno 25 deputati e una decina di senatori (sono questi i numeri di Generazione Italia e Spazio Aperto), si farà sentire nel corso delle tappe di avvicinamento alla manovra.

E d'altra parte, basta scorrere le dichiarazione per capire che gli uomini vicini a Fini sono intenzionati a rappresentare una linea diversa, a volte distante da quella del Carroccio. Sostiene ad esempio un altro finiano di stretta osservanza come Carmelo Briguglio: «Sono perfettamente d'accordo con la proposta di tagliare gli stipendi dei parlamentari e ancora di più sanzionare con le decurtazioni gli assenti. Ma se si vuole fare contenimento della spesa pubblica occorre usare l'ascia e non il taglierino: privatizziamo i servizi pubblici locali e aboliamo le Province. Calderoli è d'accordo? Noi sì. La Lega deve scegliere tra il potere e la lotta agli sperperi».