«La Borsa? Ormai è solo inglese. Ecco gli errori delle banche»
Micossi (Assonime): «I Manager hanno guardato solo ai loro interessi, ma c'è ancora una chance»
ROMA - «La sostanza di quello che è accaduto e che il management di Borsa Italiana si è venduto la Borsa italiana con l'acquiescenza, a quel tempo, degli azionisti bancari che non hanno capito cosa stesse accadendo». In un'intervista al Corriere della Sera, Stefano Micossi, direttore generale di Assonime, l'associazione che riunisce le Società italiane per azione, denuncia senza mezzi termini la «svendita» di Piazza Affari, all'indomani dell'uscita di Massimo Capuano dalla London Stock Exchange, la Borsa londinese che nel 2007 aveva scalato quella italiana. «Abbiamo scoperto ora che le Borse hanno le caratteristiche delle utility e che se vengono lasciate in mano ai manager questi le usano per i propri benefici», afferma.
L'idea che l'uscita di Capuano sia di per sè un segno del minor ruolo degli italiani in Borsa italiana è errata. «Capuano - dice Micossi - è l'uomo che ha venduto agli inglesi la Borsa e dunque non poteva essere considerato nemmeno prima il garante dell'italianità di Piazza Affari». E ora, anche per la sostituzione di Capuano, «si aprono adesso i giochi per i posti e vedremo se gli azionisti italiani faranno sentire la loro voce».
La partita, secondo Micossi, si può ancora giocare: «Il nuovo chief executive di Londra, Xavier Rolet, è molto più attento alle esigenze degli stakeholder e ha in mente un modello molto più cooperativo e meno indirizzato al for profit. Se gli italiani hanno qualcosa da dire credo che sarà disposto ad ascoltarli». Rolet, inoltre, secondo Micossi «mostra non solo di voler mantenere nel suo sistema un posto agli asset italiani che hanno un peso non trascurabile in termini di redditività ma, specificamente, ha detto di voler sviluppare il post-trading della piattaforma italiana, il Monte Titoli e la Cassa di compensazione di garanzia, in direzione di un sistema europeo».
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