27 aprile 2024
Aggiornato 02:30

Ennesimo attacco al comparto lattiero-caseario pugliese

Tentativo di far crollare il prezzo del latte. Intanto i consumatori spendono 50 centesimi in più solo per il contenitore delle mozzarelle

BARI - «Basta con le offerte 3x2. Basta con le promozioni fuorvianti. Basta con politiche industriali che danneggiano i produttori di latte pugliesi e l’industria lattiero-casearia seria che tiene alla qualità e alla salubrità delle produzioni del territorio. Il comparto sta subendo un nuovo e drammatico attacco, teso a far abbassare ulteriormente il prezzo del latte, già ai minimi storici». Non usa mezzi termini il Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni, e chiede che venga riportata una assoluta trasparenza all’interno della filiera del latte, anche attraverso l’Antitrust che, così come avvenuto per i pastai, deve vigilare sul comparto lattiero-caseario per scongiurare i fenomeni speculativi a danno dei consumatori e degli imprenditori agricoli. Per questo va data forza ad una filiera agricola tutta italiana, tesa a valorizzare le produzioni del territorio, con un conseguente sviluppo di valore aggiunto per i sistemi locali ed a garanzia della sicurezza alimentare per i cittadini.

«C’è chi sta offrendo un litro di latte alta qualità solo per un giorno - che dura magicamente già da circa 72 ore - ad euro 1,09, e chi ha lanciato una grande offerta di 1 litro di latte alta qualità ad euro 1,29, creando – continua Salcuni - un andamento di mercato del latte locale al ribasso da parte di industrie e caseifici. Anche per le mozzarelle il discorso è decisamente ambiguo. Tanti marchi, unico prezzo. Non c’è alcuna differenza di costo tra le più famose ditte produttrici di mozzarella che si parli di vaschette da 250 grammi, 500 o al chilogrammo. E proprio nelle vaschette si cela l’inganno, dato che il prezzo di vendita, per esempio, di quella da 250 grammi è di quasi il 26% superiore al prodotto venduto sfuso al chilogrammo. Quindi, il consumatore ignaro – convinto di beneficiare di chissà quale offerta – paga circa 50 centesimi in più solo per la vaschetta».

«A ciò si aggiunga – incalza Antonio De Concilio, Direttore Coldiretti Puglia - la quasi totale indifferenza della distribuzione organizzata che, anche sul territorio pugliese, non ha ritenuto di dover instaurare rapporti strutturati con la produzione del territorio. La GDO rappresenta oggi una vera e propria strozzatura nel passaggio degli alimenti dai campi alla tavola, dove 5 grandi piattaforme di acquisto trattano sul mercato in condizioni di quasi monopolio. Formule contrattuali vessatorie, vendite sottocosto, promozioni (ad esempio il «3x2») mettono a rischio le condizioni di competitività della produzione italiana ed in particolare pugliese, di latte, formaggi, mozzarelle, olio insieme a tutti gli altri prodotti del nostro straordinario patrimonio agroalimentare. Eppure terreno fertile hanno trovato in Puglia sia la GDO che la DO, dato che sono 982, forse ad oggi ancora di più, gli insediamenti tra ipermercati, supermercati, cash & carry e discount, per una superficie complessiva di oltre due milioni e mezzo di metri quadri, 250 ettari di terreni fertili e pianeggianti, sottratti all’agricoltura e ad altre attività produttive».

In Puglia la produzione di latte è pari a circa 3,2 milioni di quintali, rinveniente da 2.700 allevamenti con 82.000 capi bovini allevati per la produzione di latte vaccino e la conseguente produzione di prodotti caseari di tutto prestigio come ‘il Fior di Latte’, la burrata, il cacioricotta, il caciocavallo ecc. Sempre più spesso, però, la famosa mozzarella pugliese è ‘costruita in laboratorio’ con materia prima proveniente da Paesi europei e non, con latte più volte pastorizzato o con semilavorati, in genere cagliata, da parte di alcune imprese casearie che, irrispettose del territorio e dei consumatori, preferiscono, al latte pugliese, semilavorati importati da Paesi UE ed extra UE.
La Coldiretti Puglia è riuscita a far finanziare la ricerca sul marcatore molecolare, messa a punto dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Bari, contro le ‘scorciatoie tecnologiche’. E’ stato individuato un marcatore molecolare per il rilevamento della cagliata refrigerata o congelata nei formaggi a pasta filata. Pertanto, d’ora in avanti si potrà rintracciare la materia prima con cui è stata prodotta la mozzarella.