«Basilea 3», un accordo sconosciuto
Il sistema creditizio cerca una via d'uscita alla crisi ma il prezzo da pagare potrebbe essere lo sviluppo
Sarebbe interessante fare un sondaggio fra gli italiani per verificare quanti abbiano un' idea, anche se approssimativa, di che cosa sia «Basilea 3».
Eppure il mondo finanziario sta con il fiato sospeso in attesa che si definiscano i termini di questo accordo all'interno del quale riposano i destini del sistema creditizio europeo e quindi anche quelli delle economie dei Paesi coinvolti.
Detto in breve «Basilea 3» deve stabilire i binari entro i quali il sistema delle banche deve marciare per evitare altri deragliamenti oltre quelli già all'origine della crisi che stiamo vivendo.
In sostanza le banche dovranno ricapitalizzarsi, cioè diventare più solide.
Si calcola che per mettersi in riga avranno bisogno di circa 200-250 miliardi di euro.
Dove li prenderanno? Questo è il problema.
Gli esperti dicono che il 2010 sarà un anno cruciale perché sui mercati finanziari si svilupperà una lotta senza quartiere per reperire i mezzi necessari a tenere in piedi le economie ancora troppo fragili per camminare con le proprie gambe, come ha ammesso la stessa Banca Centrale Europea. Poi ci sarà da rifinanziare i debiti degli Stati Sovrani. Infine bisognerà fare fronte al salvataggio di Paesi come la Grecia, ma a rischio imminente ci sono anche Spagna e Portogallo.
Soprattutto bisognerà vedere quali ripercussioni si abbatteranno sul prezzo del denaro a causa di questa corsa a coprire i buchi di bilancio.
Per avere un'idea di quello al quale potremmo andare incontro basta vedere che cosa è successo alla Grecia proprio in queste ultime settimane. Sembrava che Atene, dopo essere riuscita a piazzare un maxi bond decennale da 5 miliardi di euro, prima tranche dei 54 che dovrà collocare quest'anno, avesse risolto buona parte dei suoi problemi. Ma quando si è andati verificare a quale tasso avesse piazzato il suo bond si è scoperto che Atene aveva dovuto pagare non il tasso medio del 4,7 per cento del quale si era parlato, bensì 6,25 per cento, con uno «spread» del 3 per cento sui «Bund» tedeschi, che in soldoni equivale a 700 milioni in più di interesse.
Quello che è già successo alla Grecia potrebbe verificarsi nei prossimi mesi in moltissime altre circostanze.
Soffocata dagli interessi da pagare per coprire i debiti e dai sacrifici richiesti alla popolazione per onorare gli impegni, la Grecia, sostengono molti esperti potrebbe essere costretta ad uscire volontariamente dall' Euro.
E se a catena questo fosse il destino di Spagna e Portogallo quali potrebbero essere le ripercussioni sulla sopravvivenza dell'Unione e della Moneta Unica?
Per gli italiani che all'euro hanno dovuto pagare un prezzo esorbitante in termini di potere d'acquisto sarebbe una beffa difficile da digerire.
Ecco da «Basilea 3» ci si aspetta che arrivino molte risposte riguardo questi quesiti.
Ad aggravare un quadro che si presenta già fosco contribuisce però l' assoluta indifferenza con la quale il Paese, cioè istituzioni, cittadini e stampa guarda all' appuntamento di «Basilea 3».
Il vizio degli italiani di invertire al gerarchia degli interessi del Paese non è nuova.
Si sperava che la crisi avesse reso tutti più attenti e responsabili.
Purtroppo i vizi sono duri a morire.
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