Centrali nucleari, un sacrificio ben compensato
Per i Verdi la mappa è già pronta e vedrà coinvolte le vecchie sedi più alcune nuove per le scorie. Ma l’Enel smentisce
La crisi energetica, i cambiamenti climatici, il caro elettricità, i film catastrofisti: quanto hanno inciso nella testa degli italiani chiamati ad accogliere «nel loro giardino» le centrali nucleari che l’attuale governo ha deciso di realizzare?
Lo sapremo a marzo 2010, quando Palazzo Chigi scoprirà le carte e renderà note le località chiamate ad ospitare i nuovi impianti atomici.
Oggi il Consiglio dei ministri si è infatti limitato ad indicare i criteri per l’individuazione dei siti e dei compensi destinati ai territori che ospiteranno le centrali.
Nemmeno palazzo Chigi deve nutrire grande fiducia sull’accoglienza che le popolazioni locali interessate sono pronte a riservare alle scelte del governo se oggi, oltre a non lasciar trapelare nulla su i nomi dei siti, il Consiglio dei ministri ha tenuto a precisare che, in ogni caso, l’identità dei territori prescelti si saprà solo dopo le elezioni regionali.
Insomma è stato come ammettere che minimo minimo il governo si sarebbe aspettata una batosta elettorale da chi in futuro dovrà convivere con le centrali sull’uscio di casa.
Eppure il governo ha fatto di tutto per rendere meno amara la pillola. Intanto l’ha raddolcita con un bel po’ di quattrini. Il beneficio economico su base annua da corrispondere anticipatamente per ciascun anno di costruzione dell'impianto sarà infatti pari a 3.000-4.000 euro per ogni Mw sino ad una potenza di 1.600 Mw, «maggiorata del 20% per potenze superiori.
I benefici economici inoltre non riguarderanno solo comuni e province che ospiteranno gli impianti, ma saranno estesi anche ai comuni limitrofi per un’estensione di 20 chilometri intorno alle centrali.
Infine le imprese e gli abitanti delle zone in questione non avranno solo sconti sulla bolletta elettrica, ma anche su quella per i rifiuti, per le addizionali Irpef, Irpeg, e per l’Ici.
Come dicevamo all’inizio, il test sulle centrali sarà in grado di dirci senza ombra di dubbio se qualcosa è cambiato nell’immaginario e nelle conoscenze degli italiani da quel lontano 1987, quando, quasi unanimemente chiusero la porta di ingresso del Paese all’energia atomica. A quell’energia che prima di Chernobyl veniva chiamata l’»energia pulita».
Il governo non se l’è sentita di esagerare in ottimismo rendendo noti i siti prima delle elezioni, ma è chiaro che nutra abbastanza fiducia negli effetti che avrà sulle popolazioni la scelta di non presentarsi a mani vuote ai predestinati.
Questa volta, con i benefici economici, si è tentato di dare una risposta alla fatidica domanda «ma perché mi devo sacrificare per gli altri?». Se proprio qualcuno deve subire un evento del quale farebbe volentieri a meno, quantomeno che non sia gratis. .
Il governo, a ben guardare, non ha fatto che applicare ai cittadini lo stesso principio adottato a livello nazionale il momento che si è deciso di tornare al nucleare: «Ma perché essere destinati a subire la stessa sorte che potrebbe capitare a francesi o sloveni, nel caso inusitato di un incidente, senza avere gli stessi di vantaggi che ha chi oggi mi vende a caro prezzo l’energia nucleare? », è stato probabilmente il ragionamento di Berlusconi. Ora si tratterà di vedere se la penseranno come lui anche le popolazioni da nuclearizzare.
Sui territori il governo non ha detto nulla, ma dalle linee generali annunciate dal Consiglio dei ministri è uscito comunque il profilo di un identikit che porta a zone molto dell’Italia molto riconoscibili.
Non dovranno essere zone sismiche, dovranno essere geologicamente ben protette e avere a disposizione molta acqua per il raffreddamento.
Forse non si rischia troppo nel pronosticare che fra i siti prescelti ci siano quelli che già in passato hanno ospitato, o erano destinati ad ospitare, una centrale nucleare.
Angelo Bonelli, presidente dei Verdi afferma con certezza che saranno chiamati a fare la loro parte: Caorso, vicino Piacenza, Borgo Sabotino, vicino Latina, Montalto di Castro vicino Viterbo, Garigliano, vicino Caserta, Trino Vercellese, vicino Vercelli.
Inoltre il leader dei Verdi fa i nomi di Oristano, Palma e Monfalcone, che pure non hanno mai avuto a che fare con centrali. Ma non bisogna dimenticare che, costruite le centrali, si dovrà provvedere anche a dare una sistemazione alle scorie. E questo forse sarà il problema dei problemi.
L’Enel ha già provveduto a smentire seccamente l’attendibilità della mappa indicata dal presidente dei Verdi.
Marzo comunque non è lontano e vale la pena aspettare qualche mese per capire finalmente se Berlusconi è riuscito a cambiare gli italiani o se gli italiani finiranno per cambiare Berlusconi.
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