Brunetta, trasparenza o socialismo?
Intanto gli italiani non sanno perché devono impoverirsi ogni volta che vanno dal notaio o dal dentista
Diciamo la verità, il ministro Brunetta può anche essere tacciato come un provocatore, ma bisogna riconoscergli senza ombra di dubbio che è il Von Karajan dei provocatori.
Questa storia del compenso dei conduttori fatto scorrere nei titoli di testa e di coda delle trasmissioni loro affidate è uno di quegli acuti che lasciano il segno.
In quale parte del campo lasciano il segno? In ogni zona del terreno di discussione, da destra e da sinistra, al centro e di lato. Come è giusto che infierisca ogni provocazione che voglia conquistarsi il ruolo di «panzer» contro il politicamente, o economicamente, corretto.
Inoltre Brunetta sa come pochi dove si forma la bile degli italiani ed è lì che opera con capacità da alchimista.
Il paese del «pianto» - Ci sono poche cose che la popolazione della penisola ha maggiormente in antipatia di chi guadagna più di loro. Il sindacalismo politicizzato e la sinistra su questa allergia degli italiani per il guadagno degli altri ha costruito fortune che ancora in parte stanno ancora in piedi. Per decenni la filosofia dell’appiattimento ha stravinto nei posti di lavoro e nella società.
Negli Stati Uniti, tanto per citare un Paese al quale spesso facciamo riferimento, del quale imitiamo spesso i demeriti trascurando di prenderne ad esempio le virtù, è abitudine, quando ci si presenta, di chiedere a chi si ha di fronte che mestiere faccia. E’ un modo per chiedere, in sostanza, all’altro quanto guadagna. E’ un metodo di presentazione che presuppone l’apprezzamento per chi svolge un ruolo ben remunerato nella società.
Da noi invece è una regola rappresentarsi con quello che in gergo viene definito «il pianto». Può capitare di essere presentati ad un milionario e, dopo le prime battute, essere costretti a consolarlo per i guai che i quattrini nel portafoglio gli procurano.
Naturalmente ci sono le eccezioni. Una di queste è Berlusconi. Ma il premier ha più di una freccia che contribuisce ad assolverlo dal peccato di essere miliardario. Gli si riconosce di essere furbo, qualità apprezzata come poche, di essere simpatico, e di essere anche alla mano.
Ma quanti possono vantare tante virtù messe insieme?
Un’altra eccezione sono i calciatori. Ma in questo caso si tratta del tifo, e allora e inutile discutere poiché le logiche comuni,quando si tratta è in gioco la squadra del cuore non contano più.
La musica cambia, invece, quando si passa a parlare di quanto guadagna la gente dello spettacolo.
Anche le autorità preposte a controllare l’evasione fiscale hanno in antipatia la gente di spettacolo o che fa spettacolo con sport diversi dal calcio. Per Valentino Rossi il fisco avrà messo in moto 007 a iosa per scoprire che non dormiva mai nell’abitazione londinese dove dichiarava di risiedere. Non parliamo poi di quella buonanima di Pavarotti. Forse non molti si ricordano che Sofia Loren è stata forse l’unica italiana o italiano a farsi una quindicina di giorni galera per evasione fiscale. Unico privilegio scontare la pena nel carcere femminile di Pozzuoli, patria d’origine.
Veniamo ai conduttori televisivi. Sapere quanto guadagnano, come molti hanno giustamente commentato è un problema di trasparenza. Quindi ben venga.
Il problema è un altro, sulla trasparenza si deve intervenire chirurgicamente, estirpando il male che di volta in volta viene sottoposto all’opinione pubblica, o deve valere per tutti indistintamente?
Non siamo sicuri che il ministro Brunetta, che non deve aver dimenticato le sue origini socialiste, propende per la trasparenza assoluta. Ed è per questo che apprezziamo quella che, invece, alcuni definiscono l’ultima provocazione.
Una sola domanda vorremmo però rivolgere al ministro: quando tocca a notai, dentisti, idraulici, meccanici, chirurghi estetici, gioiellieri, petrolieri, distributori di materi prime, grossisti, ecc. ecc.?
E’ una domanda così, tanto per rivangare un po’ di socialismo.