19 aprile 2024
Aggiornato 18:00

Statali, troppe assenze per malattia: fasce visite fiscali a 7 ore

Pubblicato decreto Brunetta: la materia diventa competenza del Ministro

ROMA - Da metà novembre le fasce di reperibilità dei dipendenti statali, quindi anche di oltre un milione tra docenti e personale Ata della scuola, passeranno da 4 a 7 ore: dopo l'annuncio dei giorni scorsi del ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, la facoltà di estendere i controlli in base agli andamenti delle assenze ha visto la pubblicazione in gazzetta ufficiale del decreto legislativo n. 150.

All'articolo 69 del provvedimento non viene ancora indicato il numero di ore, che verrà definito con apposito decreto firmato sempre dal titolare di palazzo Vidoni, ma viene chiaramente riportato che la titolarità a cambiare gli orari di permanenza obbligatoria giornaliera tra le mura domestica diventa di esclusiva competenza del titolare della Funzione pubblica. Mentre fino ad oggi la materia era mutabile solo attraverso apposita legge.

Le fasce orarie di reperibilità del lavoratore, entro le quali devono essere effettuate le visite mediche di controllo, sono stabilite - si legge nel testo pubblicato il 31 ottobre in gazzetta ufficiale - con decreto del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione».

A convincere il ministro Brunetta ad introdurre il provvedimento sono state le conseguenze del ritorno a 4 ore di reperibilità, dopo i positivi risultati derivanti dalla permanenza coatta nel proprio domicilio dei lavoratori malati per 11 ore al giorno introdotta nell'estate scorsa: nella Pa, con la scuola in perfetta linea, per un anno le assenze per malattia si erano ridotte addirittura del 38%.

Con il ritorno alle fasce tradizionali la tendenza si è però arrestata. Anzi, ad agosto i dipendenti malati sono stati il 16,7% in più rispetto all'anno precedente. E a settembre l'incremento è salito al 24,2%. Da qui la decisione del ministro di tornare sui suoi passi. Senza però calcare la mano: nei mesi scorsi le 11 ore, infatti, sono state oggetto di impugnazione da parte di diverse associazioni e sindacati. Soprattutto perché ritenute vessatorie nei confronti dei dipendenti pubblici, considerato che per i privati le 4 ore di controlli sono rimaste immutate.