Gentile (Cgil): da riforma Brunetta grave attacco a contrattazione
Il giudizio è del responsabile del dipartimento Settori pubblici della Cgil Nazionale: «Via libera a decreto, pronti a contrastarlo»
ROMA - L’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto attuativo della Legge 15/2009 rappresenta «un grave attacco al diritto alla contrattazione nei settori pubblici e il ritorno al primato della gestione da parte della politica dei diritti del lavoro nelle Pubbliche Amministrazioni e nei settori della conoscenza». Il giudizio è del responsabile del dipartimento Settori pubblici della Cgil Nazionale, Michele Gentile, che così motiva: «Si tratta, come la Cgil ha detto sin dall’inizio, di una manovra sbagliata e centralistica che segna il sostanziale abbandono della contrattualizzazione del rapporto di lavoro e che non è certo destinata a favorire l’efficacia delle amministrazioni pubbliche, ma solo a introdurre discrezionalità ed inefficienze».
La legge 15 prima ed il decreto attuativo ora per il sindacalista «rappresentano lo scenario nel quale si inserisce l’accordo separato del 22 gennaio e l’intesa successiva del 30 aprile relativa ai settori pubblici, limitando fortemente la contrattazione, già peraltro pesantemente lesionata dalle intese separate». Lo dimostra per Gentile la bozza di legge finanziaria «nella quale non sono presenti le risorse economiche necessarie per il rinnovo dei contratti di lavoro di 3,5 milioni di lavoratori dipendenti delle amministrazioni pubbliche, dei settori della conoscenza, della sicurezza». I due provvedimenti, aggiunge, «aprono dunque la strada ad un devastante processo di rilegificazione nazionale, regionale e locale del rapporto di lavoro a scapito della contrattazione come rischia di avvenire nei settori della scuola se passasse la proposta di legge Aprea».
«Il centralismo della manovra - continua - si manifesta nella negazione di risposte positive sui temi sollevati dal sistema delle regioni e delle autonomie in nome dell’equilibrio istituzionale definito nel Titolo V e che potrebbe determinare un vizio di legittimità del decreto ed anche nello stravolgimento della struttura contrattuale attraverso la forte riduzione del numero dei comparti definita per legge, che rischia di destrutturare lo stesso ruolo del contratto nazionale». Il sindacato, spiega Gentile, «ritiene che sia necessario recuperare una coerenza della contrattazione attraverso una struttura dei comparti che mantenga ferma l’autonomia funzionale e ricostruisca la filiera delle attività, a partire dal comparto della conoscenza».
La Cgil, annuncia il dirigente sindacale, «contrasterà qualsiasi iniziativa legislativa che metta in discussione il sistema della rappresentatività introdotto con la legge alla quale aveva lavorato Massimo D’Antona: il congelamento dell’accertamento della rappresentatività e il rinvio, deciso per legge, del voto per la elezione delle RSU rappresenta una iniziativa solo politica di dubbia legittimità costituzionale». Così come contrasterà, «insieme alle categorie del lavoro pubblico e della conoscenza, con una forte iniziativa politica, quanto contenuto nella legge e nel decreto anche in sede di rinnovo dei contratti collettivi e di contrattazione di secondo livello, per far fallire - conclude Gentile - il disegno politico di riappropriazione da parte della politica della gestione del lavoro pubblico e di penalizzazione dell’agire pubblico».
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