28 agosto 2025
Aggiornato 07:00
Un dato migliore di 600 miliardi di dollari rispetto alla valutazione precedente

Il FMI taglia stima perdite crisi a 3.400 mld, finanza più stabile

Miglioramento grazie ad azioni senza precedenti e segnali di ripresa economica. Ma 1.500 mld ancora da individuare e «i rischi restano elevati»

ROMA - La stabilità del sistema finanziario è «migliorata», afferma il fondo monetario internazionale, rivedendo in meglio le sue previsioni sulle perdite complessive causate dalla crisi. Ma anche così si tratta comunque di una cifra astronomica: 3.400 miliardi di dollari, di cui «la metà ancora da individuare». Secondo l'istituzione di Washington «i rischi restano elevati» e «i policy maker fronteggiano diverse sfide sul breve termine». Il credito bancario scarseggia ancora e, mentre bisogna continuare a sostenere l'attività economica, è necessario anche pensare alle strategie di uscita dalle misure anti crisi.

Miglioramento di 600 miliardi di dollari - Bisognerà gestire «i rischi che si stano moltiplicando a causa del massiccio ricorso al debito pubblico», dice ancora l'Fmi nel capitolo principale, il primo, del suo nuovo Global Financial stability Report. Tuttavia, grazie alle misure senza precedenti messe in campo dalle autorità delle maggiori economie mondiali, «la stabilità finanziaria globale è migliorata», rileva l'Fmi. Tanto che le nuove stime dei tecnici di Washington sulle perdite complessive determinate dalla crisi - 3.400 miliardi tra 2007 e 2010 - sono di 600 miliardi più basse rispetto al precedente rapporto. Un miglioramento «prevalentemente dovuto al recupero di valore» dei titoli finanziari.

Ulteriori svalutazioni per altri 1.500 miliardi - Intanto le maggiori banche e istituzioni creditizie continuano a dover gestire tre grandi nodi: la ricostituzione delle loro basi patrimoniali, il rafforzamento della generazione di profitti e lo svincolarsi dall'utilizzo di sistemi di aiuto pubblici. Secondo lo studio «anche se le svalutazioni finanziarie hanno iniziato a ridursi, il deterioramento del credito continuerà a portare maggiori perdite sui prestiti concessi nei prossimi anni».
Inoltre, tra metà 2007 e metà 2009 risultavano effettuate svalutazioni per 1.300 miliardi complessivi e secondo l'Fmi per la fine del 2010 «ne andranno individuate per altri 1.500 miliardi».

Dinamica del credito - La dinamica del credito risente anche di un indebolimento della domanda dal settore privato, determinata sia dalla debolezza generale dell'attività economica e delle imprese, sia dalla riduzione dell'uso della leva finanziaria da parte delle famiglie. Ma nel frattempo aumenta il ricorso all'indebitamento da parte degli Stati, quindi il generale fabbisogno di credito decelera in maniera meno forte, circostanza che potrebbe innescare «costrizioni» nella disponibilità di credito. Secondo l'Fmi le banche centrali potrebbero dover intervenire per alleviare queste costrizioni.

Deterioramento dei bilanci pubblici - Intanto, il movimento di «trasferimento dei rischi dal privato al pubblico causa preoccupazioni»: i tassi di interesse di lungo termine potrebbero risentire di spinte al rialzo fino a quando i governi non appronteranno misure di sostenibilità credibili per il medio periodo. «Anche se i rischi sistemici sono diminuiti - conclude l'Fmi - le sfide per le politiche economiche restano significative»: assicurare credito sufficiente per la nascente ripresa economica; preparare exit strategies adeguate; gestire i rischi connessi ai deterioramenti dei bilanci pubblici; trovare la quadra tra la regolamentazione della finanza e le forze di mercato, per ridurre i futuri rischi sistemici.