23 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Allarme delll'amministratore delegato della multinazionale petrolifera francese Total

Senza investimenti petrolio oltre 100 dollari

De Margerie: «se non ci muoviamo ora dopo sarà troppo tardi». CGES: «Prezzi cresceranno solo con chiari segnali di ripresa»

PARIGI - Senza nuovi, consistenti, investimenti nella ricerca di nuovi giacimenti, i prezzi del petrolio potrebbero tornare presto sopra i 100 dollari al barile dal momento che troppo poco è stato fatto durante la crisi economica per reperire nuove riserve. A lanciare l'allarme è l'amministratore delegato della multinazionale petrolifera francese Total, Christophe de Margerie, che in un'intervista concessa alla Bbc ha impiegato toni allarmati.

Le riserve non arrivano sul mercato - «Se non ci muoviamo ora ci sarà un problema e tra due-tre anni sarà troppo tardi», ha detto il top manager transalpino prevedendo che il prezzo del barile possa in un prossimo futuro tornare a scavalcare i 100 dollari dagli attuali circa 70.
Il rischio è legato a un fattore preciso che l'amministratore delegato di Total riassume così: «Le riserve petrolifere sono lì, ma se non si investe non arrivano sul mercato. E ciò che dobbiamo decidere oggi è la produzione per il 2010-2015. In questo lasso di tempo dunque potremmo trovarci dinanzi a troppo poco petrolio per far fronte alla domanda».

Cala domanda, calano gli investimenti - D'altronde, ha aggiunto de Margerie, i maggiori Paesi produttori di greggio, che hanno già tagliato i loro livelli produttivi allo scopo di proteggere i prezzi in un contesto di calo della domanda, non possono certo essere incolpati per gli scarsi investimenti. «Non si può chiedere a questi Paesi, anch'essi investiti dalla crisi, di continuare a investire per una potenziale ripresa della domanda e di fare questo a beneficio del mondo».

Il problema è politico e coinvolge i leader mondiali. «Penso - ha concluso de Margerie - che il nostro ruolo sia quello di forzare i governanti dei nostri Paesi a pensare a questa nostra preoccupazione».

CGES: «Prezzi cresceranno solo con chiari segnali di ripresa» - I prezzi del petrolio difficilmente saliranno in modo significativo a meno che non ci saranno «chiari segnali» del fatto che l'economia mondiale sia uscita in modo definitivo dalla crisi. E' quanto emerge dal rapporto mensile del Centre for Global Energy Studies (CGES).

«Il CGES - si legge nel rapporto - prevede una contenuta pressione al rialzo sui prezzi del greggio per il resto dell'anno e probabilmente anche nel prossimo anno i prezzi non cresceranno molto a meno che non emergano segnali del fatto che il mondo stia uscendo dalla crisi in modo definitivo».

Non solo, ma secondo il Centro studi «l'alto livello delle scorte, in particolare dei distillati medi, in questa fase stanno rappresentando un tetto ai prezzi del greggio che scomparirà solo una volta che le riserve inizieranno ad essere utilizzate».

A contribuire alla stabilità dei prezzi anche il fatto che l'Opec sarebbe soddisfatta degli attuali livelli. Il cartello petrolifero infatti «all'ultimo vertice di Vienna ha espresso soddisfazione per l'andamento attuale dei prezzi riconoscendo che una tendenza al rialzo arriverà solo con la ripresa economica ed il corrispondente aumento della domanda».