25 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Agroalimentare. PMI

Le disposizioni sull'origine penalizzano le PMI agroalimentari

Unionalimentari-Confapi ne auspica una veloce revisione

ROMA - UnionAlimentari, Unione Nazionale della Piccola e Media Industria Alimentare, manifesta le perplessità dell'industria agro-alimentare di fronte alle nuove disposizioni previste dal Ministero dello Sviluppo Economico e racchiuse nella legge n. 99 del 23 luglio 2009. Si fa riferimento, in particolare all'ampliamento sanzionatorio dei comportamenti che possono essere considerati come «Fallace Indicazione di Provenienza» dei prodotti, e configurabili come reato perseguibile in sede penale.

La norma che ha per oggetto tutti i prodotti di origine/provenienza non italiana sui quali sia apposto un marchio d'impresa italiano, con le nuove disposizioni l'etichettatura deve riportare chiaramente l'origine non italiana. Questo provvedimento non dovrebbe coinvolgere il settore alimentare, disciplinato con disposizioni comunitarie specifiche. Infatti, a giudizio di UnionAlimentari-CONFAPI, questo nuovo approccio accresce nuovamente la disparità tra le condizioni imposte alle imprese italiane e quelle estere, non soggette al provvedimento.

La discussione sull'indicazione dell'origine/provenienza deve essere affrontata esclusivamente sul tavolo comunitario e portare ad una disciplina chiara, organica e applicabile a tutti i paesi europei.

Apprezziamo che nel Consiglio dei Ministri n°61, di Mercoledì 9 Settembre, sia stato discusso uno specifico articolo all'interno di un decreto legge per congelare le disposizioni introdotte con la L. 99/2009, ma ci auguriamo che l'empasse attuale sia presto superato e si arrivi ad una rapida pubblicazione del decreto. Riteniamo che, per i prodotti alimentari in particolare, non sia tutelato esclusivamente il prodotto italiano, ma l'informazione che compare sulle etichette dei prodotti alimentari che ogni consumatore acquista, infatti, la nuova disposizione, in palese contrasto con le norme comunitarie, mette le aziende italiane nella condizione di dover indicare prodotti e merci non originari dell'Italia (la cui mancata osservanza è punibile con la reclusione fino a 2 anni ed una multa fino a 20.000 Euro), lasciando invece le imprese estere libere da questa incombenza. Paradossalmente, un'azienda francese può commercializzare in Italia un prodotto alimentare anche con immagini e parole «italianeggiati» (c.d. italian sounding food) senza aver l'obbligo di indicare la provenienza (anche extra-europea) del prodotto.

Altra questione che spinge UnionAlimentari-CONFAPI ad auspicarne correzione a breve è la mancata previsione di un periodo transitorio per lo smaltimento delle scorte di etichette giacenti nei magazzini (la norma è stata pubblicata in gazzetta il 30 luglio ed entrata in vigore il 15 agosto) che da un giorno all'altro non sono più a norma, senza il tempo per adeguare gli impianti stampa ed avere i nuovi incarti, come definito dalle colonne di molti giornali un «pasticcio di ferragosto».

Pur non criticando i principi di base al provvedimento tutela del prodotto italiano e la trasparenza nei confronti dei consumatori, UnionAlimentari-CONFAPI ne chiede al Governo un tempestivo intervento che possa tener conto delle problematiche attuative e concorrenziali sollevate.

Il Presidente Nazionale di UnionAlimentari, Renato Bonaglia, commenta così il provvedimento (sul quale sono tuttora in corso tavoli tecnici): «Confidiamo nel buon senso di chi sta in queste ore lavorando al provvedimento, perché le tante imprese italiane che si sono ritrovate improvvisamente coinvolte in disposizioni che contemplano un illecito penale possano invece trovare, in sede comunitaria, una futura adeguata tutela, che tenga conto delle peculiarità dei processi produttivi e che comprenda, eventualmente, un congruo periodo transitorio. Questa miriade di aziende non c'entra nulla con chi produce l'Italian Sounding Food: non pensiamo sia questo il modo migliore per tutelare l'agroindustria italiana che rischia, se il provvedimento resta tale, addirittura di uscirne penalizzata.»