30 luglio 2025
Aggiornato 18:00
Lo sviluppo del Mezzogiorno passa per le infrastrutture

Confindustria: «Per il sud subito 27 opere per 50 miliardi»

Pil volerebbe del 15% in 5 anni. Grande assente Ponte Stretto

ROMA - Lo sviluppo del Mezzogiorno passa per le infrastrutture. Su strade, autostrade, porti, ferrovie, è ancora forte il divario tra Sud e Centro Nord: un gap di trenta punti spacca infatti l'Italia a metà e la crisi economica rischia di peggiorare la situazione. Per invertire la rotta occorre investire oltre 50 miliardi di euro in progetti infrastrutturali.

Dalla Salerno-Reggio Calabria, che ogni estate crea disagi a milioni di turisti, alle linee ferroviarie Bologna-Bari e Battipaglia-Reggio Calabria, fino alla statale Ionica 106, alla statale Sassari-Olbia e alla ferrovia ad Alta capacità Napoli-Bari. Senza tralasciare l'hub di Gioia Tauro, il porto di Bari e la Termoli-San Vittore. Grande assente invece il Ponte sullo Stretto di Messina. Sono questi i progetti giudicati prioritari dal Comitato Mezzogiorno di Confindustria che, in un Rapporto sulle infrastrutture, chiede di concentrare su queste opere meridionali le risorse disponibili, di fonte comunitaria, nazionale e di operare su una profonda riprogrammazione dei fondi strutturali 2007-2013.

Nel complesso il Comitato Mezzogiorno di Confindustria individua 27 opere (21 per l'insieme delle otto regioni meridionali e 6 di valenza interregionale) che potrebbero far crescere il Pil meridionale del 3% annuo per i prossimi 5 anni. Tra i progetti il Ponte sullo stretto non figura perchè il Comitato per il Sud ha privilegiato i criteri di fattibilità, strategicità e copertura finanziaria, spiegano fonti di viale dell'Astronomia.

Nel dettaglio, l'investimento previsto per infrastrutture a carattere regionale è di 9,979 miliardi di euro (la copertura finanziaria è pari al 22,7%, 2,26 miliardi). Molto superiore è il valore delle infrastrutture interregionali per un investimento pari a 40 miliardi di euro e una copertura finanziaria di poco superiore al 22% (11,22 miliardi). Ma «il fabbisogno potrebbe essere significativamente inferiore per effetto delle decisioni del Cipe, che all`inizio di marzo ha destinato ad alcune di tali opere parte delle risorse Fas destinate alle infrastrutture strategiche», spiega il Comitato. La progettazione esecutiva e definitiva è presente solo nel 38% delle opere, includendo in questo valore anche la Sa-Rc, che «è composta da numerosi lotti caratterizzati da un diverso stadio di avanzamento».

Per Confindustria «solo puntando decisamente sulle opere già avviate e sui cantieri già aperti, garantendo al tempo stesso il finanziamento di quelli attivabili nel breve periodo, sarà possibile limitare gli effetti perversi della recessione». Ma sarà così possibile anche «prepararsi al day after, quando la domanda mondiale riprenderà la sua corsa su basi nuove e più avanzate di sviluppo ed il nostro sistema produttivo dovrà essere in grado di reggere l`urto della competizione globale. La crisi economica può costituire davvero, da questo punto di vista, il momento di svolta».