Raisat dice addio a Sky e passa al dtt, il cda «sfida» Masi
No «presa d'atto» per relazione dg che promette: lunedì i dettagli
ROMA - Consumato il divorzio, consensuale, tra Rai e Sky, a Viale Mazzini è tempo della resa dei conti: il convalescente Mauro Masi, che entro ottobre dovrà presentare un piano strategico per Raisat che trasloca su digitale e Tivusat, per bocca del suo vice Giancarlo Leone dà conto degli esiti negativi del negoziato in una relazione che ricostruisce le tappe della vicenda ma che non viene votata dal Consiglio: nessuna 'presa d'atto' della sua informativa da parte dei consiglieri, che marcano così una distanza dall'operato del dg.
La votazione non era obbligatoria, spiegano a Viale Mazzini. Eppure, riferiscono fonti accreditate, il dg ancora convalescente avrebbe insistito, alla ripresa dopo l'audizione in Vigilanza, per una formale «presa d'atto» da parte del consiglio. Presa d'atto che, invece, non c'è stata. «L'unico che si è espresso formalmente in questo senso è il consigliere Rositani. Presumibilmente l'avrebbe votato anche Gorla», riferiscono alcuni partecipanti alla riunione. Nettamente contrari, oltre ai consiglieri di opposizione, sarebbero stati anche il rappresentante del Tesoro Angelo Petroni e la leghista Bianchi Clerici. Per questo, si è preferito soprassedere con un escamotage: trasformare l'informativa prevista dall'ordine del giorno nelle 'comunicazioni del dg', su cui non si esprime alcuna valutazione.
A dar voce ai mal di pancia di viale Mazzini ci pensano i due rappresentati del Pd in Cda, Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten. Il primo parla di «un danno» oltre «alla beffa». «Il mancato accordo con Sky - afferma - è per la Rai un danno enorme la cui responsabilità ricade pienamente su chi ha condotto la trattativa». Non fa sconti nemmeno Van Straten: «Il dg non ha mai ritenuto di avanzare, forse nel timore che venisse accolta, una controfferta Rai in risposta all'offerta di Sky». Per entrambi la trattativa si chiude con esiti «paradossali» che permettono a Sky di mantenere i canali «di maggiore appeal», mentre la Rai perde oltre 50 milioni l'anno che sarebbero arrivati dall'acquisto del bouquet Raisat. Non ha nascosto un certo malumore anche il presidente Paolo Garimberti, che in Cda avrebbe condiviso la scelta di non esprimere alcuna 'presa d'atto' sul documento del dg e avrebbe espresso «un certo fastidio» per il fatto che la trattativa fosse stata portata all'esito finale «con l'acqua alla gola».
La pensa diversamente Antonio Verro, che difende l'operato del dg anche perchè, spiega, «non si potevano cedere gratuitamente i canali free a un competitor». E comunque, annuncia, nessun favore a Sky: Masi ha già pronta «un exit strategy» per le tre generaliste. Insomma, si profila un progressivo spegnimento di Raiuno, Raidue, Raitre che, per ora, resteranno sul satellite ma con qualche 'buco' sul palinsesto dovuto al mancato criptaggio in Nds.
Il dg, intanto, lunedì incontrerà i giornalisti a Viale Mazzini. In quella occasione, si apprende da fonti della direzione generale, illusterà minuziosamente e con dovizia di particolari le varie tappe della trattativa. E non si esclude che Masi potrebbe approfittare dell'incontro con i giornalisti per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. In fondo, la scelta di non cedere gratuitamente il prodotto free della Rai era largamente condiviso. Senza contare che di queste questioni, fa notare qualcuno, si discuteva già nel Cda retto da Petruccioli e Cappon.
Di certo, a molte delle domande e delle preoccupazioni dei consiglieri ha risposto ieri in Vigilanza il vice dg Leone, che ha seguito con Masi tutta la trattativa. La controfferta della Rai? Non è arrivata perchè «Sky lo ha impedito con la sua indisponibilità a valorizzare la nostra offerta free». Il decoder unico? E' Sky a non volerlo. Raisat? Andrà in chiaro sul digitale «e raggiungeremo il break even dei conti in 24 mesi». E a giochi ormai fatti resta sul tavolo la raccomandazione di Garimberti: «Credo sia doveroso che forniamo ai nostri utenti spiegazioni sulle nostre scelte».