5 maggio 2024
Aggiornato 20:00
Vecchioni: «I danni possono essere irrecuperabili»

La UE condanna l’Italia per l’esenzione delle accise sul gasolio

Confagricoltura: «Le nostre produzioni sotto serra fuori mercato. Chiediamo al governo di ricorrere alla corte di Giustizia»

ROMA - Con notevole preoccupazione Confagricoltura ha accolto la decisione della Commissione Europea di dichiarare incompatibile con la normativa comunitaria il regime italiano di esenzione delle accise sul gasolio utilizzato per il riscaldamento delle serre.

«I danni di questo provvedimento - dice il presidente Federico Vecchioni - possono essere irrecuperabili.» Nelle coltivazioni sotto serra, infatti, il riscaldamento incide tra il 15% ed il 20% sul totale dei costi aziendali e il ripristino dell’accisa metterebbe le produzioni italiane in una posizione di assoluto svantaggio rispetto a quelle europee ed extra europee; soprattutto se si considera che gli agricoltori degli altri Paesi europei hanno la possibilità di utilizzare energia elettrica e metano a costi bassissimi.

Perplessità - Il provvedimento di Bruxelles suscita perplessità in Confagricoltura, poiché le direttive in materia prevedono la possibilità di applicare un livello di tassazione fino a zero ai prodotti energetici e all'elettricità utilizzati nei settori dell'agricoltura, dell'orticoltura o della piscicoltura e della silvicoltura.

Meccanismo consolidato da 50 anni - Confagricoltura chiarisce, inoltre, con fermezza che il sistema di agevolazione di imposta per le coltivazioni sotto serra e per l’agricoltura in generale non è una novità, ma un meccanismo consolidato da circa 50 anni, che ha visto da sempre una modulazione della riduzione/esenzione delle accise a seconda dei settori e della tipologia di carburante; impostazione che riguarda anche gli altri settori produttivi.

Ricorrere alla Corte di Giustizia della UE -Confagricoltura auspica, dunque, che l’Italia ricorra subito alla Corte di Giustizia della Ue, difendendo con determinazione gli interessi dei nostri imprenditori agricoli. Per sostenere l’attuale regime di esenzione, indispensabile per il settore, e per evitare che gli incolpevoli serricoltori italiani siano chiamati a restituire la riduzione dell’accisa (variabile da 84,27 euro a 88,70 per 1.000 litri negli anni 2000-2004, periodo in cui si riferisce la decisione di Bruxelles).