1 maggio 2024
Aggiornato 23:30
RAI

Secondo atto con Sky, Masi informerà Cda: nodo è offerta free

Mercoledì ai consiglieri l'ultima parola, verso le nomine giovedì

ROMA - Il secondo round si è giocato a Milano, nel quartier generale di Sky Italia. A incontrarsi, ancora una volta, le delegazioni guidate dal dg Mauro Masi, per la Rai, e da Tom Mockridge, ad del colosso che fa capo alla News Corp di Murdoch. Un incontro durato un'ora, «serio e concreto», lo descrivono ambienti di Viale Mazzini, per negoziare l'acquisto del bouquet Raisat e, in generale, la permanenza del servizio pubblico su Sky. Un faccia a faccia che «chiarisce le rispettive posizioni» e di cui Masi riferirà mercoledì prossimo al Cda. Solo allora si scoprirà se la Rai scenderà dal satellite o se la trattativa andrà avanti, in che modi e con che tempi. E, soprattutto, a che prezzo.

Al summit milanese la Rai si sarebbe presentata con una posizione definita: una trattativa ristretta al solo bouquet Raisat. L'obiettivo è quello di avere le mani libere per poter gestire al meglio (e liberamente) l'offerta di punta del servizio pubblico, a cominciare dalle reti generaliste che Sky, invece, vorrebbe includere nell'accordo contrattuale (con l'obbligo per Viale Mazzini di concedere in esclusiva per sette anni anche il suo prodotto gratuito). Mockridge, però, non avrebbe arretrato, ribadendo l'intenzione del gruppo guidato da James Murdoch di mettere le mani anche sull'offerta free. Il punto, dunque, diventa la «valorizzazione» di tale offerta, cioè quanto Sky è disposta a ritoccare la sua offerta, giudicata inaccettabile e «discutibile» dai vertici di Viale Mazzini. Il gruppo di Murdoch ha messo sul tavolo 50 milioni di euro l'anno per i cinque canali Raisat (Gambero rosso non è più presente nel bouquet) e tutta l'offerta free. I vertici di Viale Mazzini, però, hanno calcolato in non meno di 200 milioni l'anno il giusto prezzo per il pacchetto. Difficile, però, che Sky possa decidere di quadruplicare la sua offerta.

Di certo, la Rai non scenderebbe subito dal satellite. Il contratto di servizio la obbliga a essere «tecnologicamnte neutrale», con la presenza su tutte le piattaforme: Tivusat (messa a punto insieme a Mediaset e Telecom Italia), che è pronta a debuttare, non garantirebbe dall'inizio questo requisito all'azienda concessionaria di servizio pubblico. La soluzione potrebbe essere quella di lasciare Raiuno, Raidue, Raitre su Sky, senza però utilizzare il sistema di criptaggio Nds: intere porzioni di palinsesto sarebbero quindi non visibili per gli abbonati Sky. Si tratterebbe, però, di un'extrema ratio, che sfiorerebbe il paradosso: la Rai perderebbe milioni di euro che il contratto Raisat gli garantirebbe, concedendo comunque a Sky quel che al colosso satellitare più interessa. D'altronde, spiegano ambienti di viale Mazzini, «si paga anche la libertà di strategia». Soprattutto, se si considera che il contratto legherebbe la Rai a Sky per sette, lunghi anni.

Di questo parleranno i consiglieri di amministrazione mercoledì: tocca a loro, infatti, pronunciare l'ultima parola sul negoziato in corso e decidere se far saltare o meno la trattativa. Sempre mercoledì, il Cda tornerà ad esaminare «l'affinamento» delle deleghe dei quattro vice dg riviste da Masi, mentre giovedì dovrebbe alzarsi il sipario sulle nuove nomine: l'inviata del Tg1, Susanna Petruni, è in corsa per la poltrona di direttrice del Tg2, mentre per la guida di Raidue si fanno i nomi di Massimo Liofredi e Gianvito Lomaglio. L'incidente del Tg3, con le polemiche (alimentate da Giorgio Merlo del Pd) seguite al servizio sulle vacanze del Papa e «quattro gatti che hanno ancora il coraggio di ascoltare le sue parole», rischia invece di far slittare il ricambio alla terza rete.