29 marzo 2024
Aggiornato 09:00
Dichiarazione di Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici

Medici in sit-in contro il Decreto Brunetta

«Colpisce la professionalità e peggiora l’assistenza»

ROMA - Oltre 200 medici e veterinari in camice bianco - in rappresentanza dei sindacati medici e veterinari - questa mattina hanno partecipato al sit-in sotto Palazzo Vidoni contro il Decreto Brunetta sul pubblico impiego e contro la rottamazione dei medici pubblici con 40 anni di contributi.

A ottobre, se non ci saranno cambiamenti, saremo costretti a scendere in piazza con una grande manifestazione nazionale.

Il Decreto Brunetta reintroduce la burocrazia centralista e la cattiva politica nella sanità pubblica, colpendo la professionalità dei medici e la qualità dell’assistenza per i cittadini.

I medici, insieme a tutti gli operatori pubblici, diventano sudditi senza alcuna voce nelle scelte organizzative e di funzionamento dei servizi, peggiorando l’efficacia e l’efficienza delle prestazioni sanitarie.

Si vogliono imporre per legge regole rigide e dannose, per le quali, con una specie di superenalotto, solo il 5% dei medici potrà avere il massimo premio economico, con denari tolti agli altri, e si conferisce in toto alla politica la scelta nell’assegnazione degli incarichi a tutti i livelli dirigenziali. Peraltro senza toccare i concorsi per primario, dove rimane l’arbitrarietà della decisione del direttore generale nominato dalla politica. Il tutto senza risorse, anzi con 7 miliardi in meno per la sanità pubblica, e con un contratto fermo al 2007.

La logica centralistica e punitiva nei confronti dei medici pubblici, si evidenzia inoltre nella emarginazione dei rappresentanti sindacali democraticamente eletti, conferendo per legge il potere ultimo decisionale alle aziende anche nelle poche materie lasciate alla contrattazione.

Si tratta di scelte - di dubbia costituzionalità e spesso al di fuori della delega data dalla legge - arroganti e di natura autoritaria, che hanno infatti visto la rottura dei rapporti istituzionali delle Regioni con il Governo. Altro che federalismo, siamo al più bieco centralismo.

In questo quadro si inserisce l’annunciata reintroduzione da parte del Ministro Brunetta della rottamazione per chi ha raggiunto i 40 anni di contributi compresi i riscatti, nonostante la recente bocciatura del Parlamento. In altre parole sempre la politica vuole scegliere i medici da mandare prima in pensione anche a 59 anni, lasciando però al loro posto chi con la stessa età, come il Ministro Brunetta, è professore universitario.