28 marzo 2024
Aggiornato 21:30

Pronto lo scudo fiscale-ter, verso un emendamento al decreto

Il Governo attende il parere dell'Europa

ROMA - Strada spianata per lo scudo fiscale-ter targato Tremonti. L'operazione per far rientrare in Italia i capitali all'estero è praticamente già pronta, il governo attende il parere delle Autorità europee per introdurre la norma come emendamento al dl manovra approvato venerdì scorso in Consiglio dei ministri. A fare da gancio all'inserimento della misura è l'articolo 12 del decreto con le nuove norme sul contrasto ai paradisi fiscali.

In futuro, quindi, potrebbe essere più difficile portare i soldi fuori dall'Italia, ma chi aderirà allo scudo non sarà più punibile per vari reati tributari e societari e eviterà ogni accertamento successivo da parte del Fisco. L'esecutivo sta infatti lavorando a uno strumento più vincolante rispetto alle due versioni già adottate nel 2001 e 2003. Con le passate edizioni dello scudo sono emersi circa 50 miliardi di euro con aliquota del 2,5% e un incasso di 2 miliardi di euro. Con il terzo scudo fiscale l'aliquota dovrebbe aggirarsi fra il 5 e l'8% da calcolarsi sui capitali che rientreranno materialmente in Italia. Questa volta, infatti, non basterà la denuncia dei capitali nascosti all'estero, ma sarà necessario riportarli fisicamente in Italia.

I capitali italiani all'estero dovrebbero ammontare a circa 550 miliardi di euro, di cui 300 nella sola Svizzera. Secondo il governo l'operazione pensata in questo modo dovrebbe consentire un incasso maggiore rispetto ai 2 miliardi ottenuti nel 2001 e nel 2003. Allo studio anche altre condizioni più vincolanti rispetto al passato, quali il reinvestimento dei fondi nelle imprese o la sottoscrizione di titoli pubblici il cui ricavato sarebbe destinato al finanziamento dell`economia reale.

A livello internazionale, soprattutto dopo la crisi economica, sembra farsi sempre più forte la consapevolezza dell'opportunità di una nuova offensiva contro i paradisi fiscali e il segreto bancario. Gli Stati Uniti hanno già varato alcuni provvedimenti in questa direzione e altri sono già stati annunciati dalla Gran Bretagna. E il tema dovrebbe essere discusso in Europa al prossimo Ecofin del 7 luglio che si terrà a Bruxelles.

Tornando alle norme varate venerdì scorso, l'articolo 12 del decreto che, dà attuazione a una delibera Ocse, punta a prevenire e reprimere i fenomeni di illecito trasferimento da e verso l'estero da parte di persone fisiche, enti non commerciali e società semplici fiscalmente residenti in Italia. Il governo nella relazione tecnica al provvedimento stima (sulla base di dati dalla Banca d'Italia) in 8,3 miliardi l'ammontare delle attività di natura finanziaria detenute in una parte degli Stati che fanno parte della cosiddetta 'black list'.

Se si considera che l'azione di contrasto può produrre effetti anche solo per un 20% del totale, si arriva a una «stima prudenziale» di circa 1,650 miliardi delle attività detenute all'estero illecitamente e ricondotte in Italia. La previsione si maggior gettito, secondo quanto calcolato dall'esecutivo della relazione tecnica, è quindi pari a circa 473 milioni. Tuttavia, nel 2009, considerando che la norma avrà effetto per soli 6 mesi, si stima un maggior gettito di circa 237 milioni.